Splendente Di Gloria

CAPITOLO 3°

Domande relative alla
venuta di Cristo nella carne

Sento dire che non ha importanza quel che crediamo riguardo alla natura di Cristo. E’ vero?

Lasciamo che sia uno dei messaggeri del 1888 a rispondere a questa domanda. Waggoner dice chiaramente quanto sia per noi necessario considerare Cristo così come Egli è veramente. Queste sono le prime parole del primo libro da lui pubblicato dopo la Conferenza di Minneapolis, che mostra quanto fosse importante questo concetto nel suo messaggio:

Nel primo versetto del terzo capitolo di Ebrei troviamo la seguente esortazione, che comprende tutte le prescrizioni date ai cristiani: “Perciò, fratelli santi, che siete partecipi d’una celeste vocazione, considerate Gesù, l’Apostolo e il Sommo Sacerdote della nostra professione di fede.” Fare questo nel modo che la Bibbia prescrive, considerare Cristo continuamente e intelligentemente tal quale Egli è, trasformerà la persona in un perfetto cristiano, poiché “contemplando … siamo trasformati” (Christ and His Righteousness, p. 5).

In poche parole, qual era la concezione dei messaggeri del 1888 riguardo alla natura umana di Cristo?

Entrambi i messaggeri compresero che Cristo aveva assunto, nella Sua natura senza peccato, la natura di peccato dell’umanità. Ciò affinché Egli potesse essere tentato in tutti i punti così come lo siamo noi, vincere Satana, condannare il peccato nella carne, “soccorrerci” e salvarci nella tentazione. Tuttavia egli non commise alcun peccato (Ebrei 2:14-18; 4:15). Non c’è mai stato il minimo dubbio riguardo alla divinità totale di Cristo; ciò non ha mai costituito un problema.

Perché questo concetto era così importante per il loro messaggio?

Questo concetto era essenziale per il loro messaggio della giustificazione per fede, poiché esso riconosceva Cristo come “un Salvatore a portata di mano, e non un salvatore distante,” come anche Ellen White ha più volte sottolineato con altrettanta chiarezza. La loro concezione del vangelo era quella della gloriosa Buona Novella di un Salvatore che può salvarci dal peccato, e preparare un popolo per la venuta del Signore.

Così come essi vedevano le cose, se Cristo avesse assunto solamente la natura senza peccato di Adamo prima della caduta, Egli potrebbe essere il Salvatore di Adamo, ma noi figli e figlie di Adamo decaduti non avremmo la certezza che Egli possa salvarci dal peccato.

Ma riconoscendo chiaramente come Cristo avesse assunto la nostra identica natura e come sia stato tentato in tutti i punti così come lo siamo noi, ma senza peccare, noi possiamo nutrire la speranza di vincere così come Egli ha vinto. Il peccato non è più quel mostro che domina tutto e che è riuscito a dimostrare (come tanti pensano) che Dio ha torto. Si tratta di una questione essenziale per risolvere il gran conflitto.

Sia Jones che Waggoner hanno compreso che il gran conflitto non può essere risolto semplicemente da Cristo che paga un debito legale e diventa il sostituto legale per noi che continuiamo a peccare. Anche il Suo popolo deve vincere, così come Egli ha vinto.

Come hanno replicato i messaggeri del 1888 all’accusa secondo cui questo concetto significa “perfezionismo”?

Waggoner risponde a questa domanda nel modo seguente:

Dunque, non dovete avere una concezione errata. Non abbiate la concezione che voi ed io perverremo a diventare così buoni da poter vivere indipendentemente dal Signore; non pensiate che questo corpo si trasformerà. Se voi pensate così, cadrete in gravi difficoltà e incapperete nel peccato. … Quando gli uomini hanno la concezione che la loro carne sia senza peccato, e che tutti i loro impulsi vengano da Dio, essi confondono la loro carne di peccato con lo Spirito di Dio. Essi sostituiscono se stessi a Dio, mettendo se stessi al Suo posto, così come è per il papato (E. J. Waggoner, General Conference Bulletin, 1901, p. 146).

Questo corpo mortale di peccato lotterà per la supremazia fin tanto che noi siamo in questo mondo, fino a quando Cristo verrà e renderà incorruttibile questo corpo corruttibile, e questo corpo mortale, immortale. Ma Cristo ha potere su ogni carne, ed Egli ha dimostrato ciò quando è venuto come carne di peccato, ed ha condannato il peccato nella carne; perciò quando noi siamo consci di vivere per la fede di Cristo, quando Egli dimora in noi attraverso la Sua propria vita, vivendo in noi, Egli reprime il peccato, e noi siamo allora padroni del nostri corpo, invece di lasciare che sia la carne a dominarci (Ibid., p. 223).

Come viene tradotta in devozione semplice e pratica questa concezione della natura di Cristo?

Questa concezione ha fornito al peccatore la speranza che il gran conflitto fra Cristo e Satana possa arrivare alla fine, che il peccato sia veramente “condannato nella carne,” che il popolo di Dio possa vincere, e che Dio possa avere un popolo che Lo onori in questi ultimi giorni. L’opinione dominante, quella cattolica e protestante, presuppone che fin tanto che gli esseri umani hanno una natura di peccato, essi non possono veramente vincere il peccato. E tuttavia ci viene costantemente detto di non peccare. Così si stabilisce nell’anima una tensione senza fine che conduce inevitabilmente o allo scoraggiamento e alla paura a cui noi non potremo mai resistere, o alla presunzione che è impossibile vincere, e che quindi non c’è niente di male nel peccato.

La concezione del 1888 ci presenta Cristo che combatte in prima linea la nostra battaglia contro il nemico, e non un Cristo che è “esentato” da una vera lotta, come viene invece sostenuto dalle altre opinioni. E’ stato questo concetto che ha riempito così tanto di gioia l’anima di Ellen White non appena essa lo sentì proclamare.

Jones espresse così il concetto:

La conversione quindi, vedete bene, non mette una carne nuova sullo spirito vecchio; mette invece uno Spirito nuovo all’interno della carne vecchia. Essa non si propone di portare una carne nuova alla mente vecchia, ma una mente nuova alla carne vecchia. La liberazione e la vittoria non si ottengono togliendo la natura umana, ma ricevendo la natura divina, affinché questa sottometta e domini la natura umana, - non togliendo la carne di peccato, ma mandando in essa lo Spirito senza peccato a conquistare e condannare il peccato nella carne.

La Scrittura non dice: Abbiate in voi la stessa carne che è stata in Cristo Gesù; ma dice: “Abbiate in voi lo stesso sentimento [la stessa mente] che è stato in Cristo Gesù” (Filip.. 2:5).

La Scrittura non dice: Siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra carne; ma dice: “Siate trasformati mediante il rinnovamento del vostro spirito” (Rom. 12:2). Noi saremo tramutati attraverso il rinnovamento della nostra carne; ma dobbiamo essere trasformati attraverso il rinnovamento del nostro spirito (Lessons on Faith, p. 91).

Alcuni sostengono che la natura di Cristo non faceva parte dei soggetti presentati alla Sessione della Conferenza Generale del 1888 a Minneapolis. Esistono testimonianze che lo dimostrino?

Ci sono delle testimonianze che dimostrano che il soggetto è stato effettivamente presentato:

  1. Waggoner ha presentato questo concetto in articoli apparsi in Signs of the Times ad iniziare dal 21 gennaio 1889. Questi articoli sono stati più tardi pubblicati, pressoché parola per parola, sotto il titolo di Christ and His Righteousness (Pacific Press, 1890). Difficilmente egli avrebbe potuto viaggiare dal Minnesota a casa sua ad Oakland (California), in tempo per poter pubblicare l’articolo del 21 gennaio, a meno che egli non l’avesse scritto durante la Conferenza di Minneapolis o subito dopo. L. E. Froom riferisce che durante la sua intervista alla vedova di Waggoner, questa l’aveva informato di avere stenografato i discorsi di suo marito a Minneapolis e di averli trascritti, e che essi avevano costituito la base di quegli articoli (cf. Movement of Destiny, pp. 200, 201).
  2. Nel 1887 Waggoner scrisse a G. I. Butler una replica al suo libro The Law in Galatians, dandole il titolo The Gospel in Galatians. Egli pubblicò questa replica solo poco prima della conferenza del 1888, e ne diede una coppia a tutti i delegati. In essa egli sviluppa chiaramente questo concetto della natura di Cristo (pp. 60-64).

Il fatto che W. C. White non avesse incluso nelle sue note manoscritte a Minneapolis, alcuna menzione di questo soggetto, non dimostra niente. Queste note sono lungi dall’essere complete.

  1. La questione è realmente priva di importanza, poiché sia Jones che Waggoner continuarono ad insegnare questo concetto durante tutti i dieci anni che seguirono il 1888, mentre le approvazioni continue di Ellen White si estesero fino a tutto il 1896, e continuarono anche nel 1897.

La Conferenza Generale riconosce che la concezione del 1888, relativamente alla natura di Cristo, potrebbe essere giusta?

A partire dalla Conferenza di Palmdale, nel 1976, la Conferenza Generale ha riconosciuto che entrambi i punti di vista sulla natura di Cristo sono accettabili nella chiesa. I funzionari della Conferenza Generale sono divisi in due correnti su questo soggetto. Alcuni si oppongono con veemenza al punto di vista del 1888; altri lo proclamano apertamente. Nessuna delle due correnti può negare all’altro la libertà di proclamare l’una o l’altra delle opinioni.

Quindi la Conferenza Generale concede libertà di credere alla concezione del 1888, poiché si ha fiducia nel fatto che lo Spirito Santo porterà una soluzione al nostro diverbio, nella misura in cui noi avanziamo uniti (“press together”) in questo tempo così prossimo alla fine. Vi sono degli elementi che fanno pensare che questa unione si stia già concretizzando.

Cristo è stato tentato dall’interno così come lo siamo noi? O è stato tentato solo dall’esterno, così come è stato tentato Adamo nel Giardino?

La Scrittura dice che Egli “in ogni cosa è stato tentato come noi, però senza peccare” (Ebrei 4:15). Come siamo tentati noi? Sia dall’interno che dall’esterno.

Gesù dice spesso chiaramente che Egli è stato tentato dall’interno, così come noi siamo tentati (Giov. 5:30; 6:38 e Matt. 26:39). Per Lui è stato necessario rinunciare a Se stesso, poiché Egli dice che per compiere la volontà del Padre rinunciò alla Sua propria volontà. Quindi Egli portò la croce durante tutta la Sua vita terrena.

Tuttavia, Egli non conobbe un conflitto interiore per rinunciare a se stesso, poiché nella sua condizione innocente era naturalmente in armonia con Dio, senza essere nella necessità di portare la croce. Egli è stato tentato solo dall’esterno.

Nel 1894 Ellen White pubblicò una piccola brochure, Christ Tempted As We Are (Cristo Tentato Come Noi). A pagina 11 essa scrive esplicitamente che le nostre tentazioni più forti provengono dall’interno, e che anche Cristo è stato tentato così. La confusione appare quando il nostro popolo crede che tentazione e peccato siano la stessa cosa. Cristo ha dimostrato che è possibile essere tentati, tuttavia senza peccare.

Alcuni sostengono che 1 Giovanni 4:2, 3 non abbia niente a che fare coi dibattiti sulla natura di Cristo, e che si riferisca invece solo all’antico Gnosticismo. Come hanno compreso l’avvertimento di Giovanni i messaggeri del 1888?

Esaminiamo il testo:

Da questo potete riconoscere lo spirito di Dio: ogni spirito che riconosce che Gesù Cristo è venuto nella carne , è da Dio; ogni spirito che non riconosce Gesù, non è da Dio. Questo è lo spirito dell'anticristo che, come avete udito, viene, anzi è già nel mondo.

Sia Jones che Waggoner hanno compreso che questo avvertimento di Giovanni si applica alla dottrina cattolica romana sulla natura di Cristo e al concetto simile del Protestantesimo, secondo cui Cristo prese su di Sé solamente la natura (o carne) senza peccato di Adamo prima della caduta.

Il dogma dell’immacolata concezione dichiara che quando la vergine Maria fu concepita nel seno di sua madre, si compì un miracolo che la esentò dall’ereditare la carne di peccato, o natura decaduta, dell’umanità. Così nel suo caso venne interrotta la catena genetica, affinché lei potesse non essere “del seme di Adamo secondo la carne.” In questo modo lei poteva trasmettere al suo figliuolo una natura carnale senza peccato, diversa da quella del resto dell’umanità. L’evangelista cattolico Fulton Sheen sosteneva che affinché Cristo potesse essere diverso da noi, Maria doveva essere “estraniata” dalla razza umana.

Tutto ciò non fa suonare certi campanelli d’allarme, alla luce di 1 Giovanni 4:1-3,?

Perché questa dottrina è così importante per il cattolicesimo romano?

Abbiamo visto che questo dogma significa che anche il Figlio di Maria, Gesù Cristo, è stato esente dall’eredità genetica di tutta l’umanità, ed ha assunto solamente la carne, o natura, senza peccato. Questa concezione fondamentale è radicata nella dottrina del “peccato originale,” secondo cui se una persona ha una natura di peccato è impossibile che lui, o lei, possa non peccare.

Una semplice riflessione ci mostra come tale concezione, logicamente, giustifichi il peccato. Se veramente sta infuriando un gran conflitto fra Cristo e Satana, questo dogma rappresenta un voto in favore del nemico di Cristo. E ciò è precisamente quel che dice Giovanni: è l’insegna dell’Anticristo. Esso rivela l’essenza di ciò che è in gioco nel gran conflitto fra Cristo e Satana, nel quale il “piccolo corno” di Daniele 7 e 8 occupa un posto così prominente. Quel che Satana contesta, innanzi tutto, è che degli esseri umani, per natura possessori della carne di peccato, possano veramente obbedire alla legge di Dio (cf. The Desire of Ages [Gesù Cristo], p. 24).

Una semplice riflessione ci mostra ancora come questo sia il problema fondamentale nel gran conflitto.

Che cosa hanno detto in particolare Jones e Waggoner riguardo a 1 Giovanni 4:2, 3?

Ecco che cosa hanno detto Jones e Waggoner riguardo al testo in questione:

Secondo il dogma cattolico dell’immacolata concezione, la natura di Maria era così “tanto diversa da quella del resto dell’umanità,” talmente “più sublime e più gloriosa di tutte le nature,” … [da essere] infinitamente aldilà di ogni reale somiglianza o relazione con l’umanità. …

Ne consegue quindi … che il Signore Gesù nella Sua natura umana è “molto diverso” dall’umanità, … infinitamente aldilà di ogni reale somiglianza o relazione con noi, così come siamo concretamente in questo mondo. …

Ma la Scrittura dice: “… benchè Egli non sia lontano da ognuno di noi” (Atti 17:27). … Infatti, il Signore Gesù assunse la nostra natura di carne e sangue così come essa è. … Avendo scoperto che il papato situa Cristo più lontano che può dagli uomini, sarà bene che noi sappiamo quanto Egli si trovi realmente vicino agli uomini [qui cita Ebrei 2:4]. …

Negare ciò, negare che Cristo sia venuto nella carne, l’unica carne che esiste in questo mondo, carne di peccato, significa negare Cristo. [Qui cita 1 Giovanni 4:1-3]. … Pertanto ci troviamo di fronte allo spirito dell’anticristo.

Quest’articolo è stato pubblicato dalla Review and Herald nel 1894, col titolo The Immaculate Conception of the Blessed Virgin Mary (pp. 11, 12). Le approvazioni più entusiaste e totali del messaggio e del ministero di Jones espresse da Ellen White, sono datate 1894, 1895 e 1896 (vedere, per esempio, The 1888 Ellen G. White Materials, pp. 1240-1255). Essa sostenne, spesso specificatamente, le presentazioni della natura di Cristo fatte da Jones, Waggoner e Prescott.

E’ impossibile negare che la concezione cattolica della natura di Cristo contraddica la Scrittura e costituisca la chiave di volta della grande apostasia. Waggoner è pienamente d’accordo con Jones:

Cristo, quella santa entità nata dalla vergine Maria, è nato nella carne di peccato? Avete mai sentito parlare della dottrina romano-cattolica dell’immacolata concezione? E sapete il suo significato? Alcuni di voi, forse, sentendo parlare di questa dottrina, avranno supposto che essa significhi che Gesù Cristo era nato senza peccato. Ma questo non è assolutamente il dogma cattolico. Questa dottrina dice che Maria, la madre di Gesù, era nata senza peccato. Perché? — Apparentemente per esaltare Gesù; in realtà si tratta dell’opera del diavolo, consistente nell’interporre un abisso fra Gesù, il Salvatore degli uomini, e gli uomini che Egli è venuto a salvare, in modo che non ci possa essere comunicazione fra di loro (General Conference Bulletin, 1901, pp. 404, 406).

Esiste una relazione fra il dogma romano-cattolico e la concezione usuale delle chiese evangeliche?

Sia Jones che Waggoner dicono di sì, esiste una relazione fra la concezione protestante della natura di Cristo e quella del cattolicesimo romano.

La concezione evangelica non è né estremista né irragionevole. Noi tutti sappiamo che l’osservanza della domenica da parte dei protestanti è una dottrina ereditata direttamente dalla Chiesa Cattolica Romana (e dal paganesimo). Così pure, anche la dottrina predominante dell’immortalità naturale dell’anima ha la stessa origine. Non sorprende come anche la concezione evangelica usuale della giustificazione per fede sia influenzata dalla concezione romano-cattolica.

In risposta a tale questione, Waggoner commenta così:

Dobbiamo decidere, ognuno di noi deve decidere, se noi siamo o no fuori dalla chiesa di Roma. … Non capite che la concezione secondo cui la carne di Gesù non era come la nostra (poiché noi sappiamo che la nostra è una carne di peccato) comporta necessariamente di credere al concetto dell’immacolata concezione della vergine Maria? …

E’ vera mente strano che ci voglia tanto per approdare al fondamento semplicissimo, all’A B C del vangelo ( Idem).

Se 1 Giovanni 4:1-3 è in relazione col dogma romano-cattolico, esso deve essere ugualmente in relazione con tutti gli insegnamenti che negano che Cristo nella Sua incarnazione abbia assunto la carne di peccato, decaduta, dell’umanità. (La parola “carne” di Giovanni è sarx, che nel Nuovo Testamento significa sempre la carne di peccato, decaduta, che tutta l’umanità possiede).

Alcuni oratori avventisti di spicco hanno deriso il punto di vista del 1888 sulla natura di Cristo, dicendo che esso fa di noi il “ludibrio,” lo “zimbello” delle chiese evangeliche. Perché Ellen White avrebbe sostenuto questo messaggio, se esso merita di essere deriso?

Spesso è più facile subire la persecuzione che sopportare una derisione. L’apostolo Pietro si credeva abbastanza forte da sopportare la persecuzione, e tuttavia egli si afflosciò rapidamente e rinnegò il Signore quando fu deriso da una giovincella. Ma il il fatto di essere derisi non capovolge la verità.

La concezione del 1888 sulla natura di Cristo può essere derisa da certi evangelici, ma la stessa cosa avviene con la verità del Sabato e con la dottrina del santuario, che costituisce il “fondamento della nostra fede.” Saremmo molto malaccorti se abbandonassimo una verità semplicemente perché essa è derisa da alcuni oppositori.

Non appena essa udì il messaggio del 1888 sulla natura di Cristo, Ellen White fu abbastanza coraggiosa e audace da schierarsi fermamente in favore di quel che essa aveva riconosciuto come verità. Sia lei che A. G. Daniells scrissero che a Minneapolis essa si era schierata “quasi da sola” in favore del messaggio. Mentre essa esorta tutti noi ad essere “prudenti, estremamente prudenti” sul modo in cui parliamo della natura umana di Cristo, essa approvò senza esitazioni il modo in cui questa fu presentata da Jones e Waggoner.

In questo, come in ogni altro problema rilevante, la domanda importante che dobbiamo porci è questa: che cosa dice la Bibbia?

La concezione di Jones e Waggoner sulla natura di Cristo rappresenta una novità scoperta da loro?


Secondo Ellen White essi hanno trovato questa verità nella Bibbia. Noi non sappiamo se essi l’abbiano letta negli scritti di altri autori dei secoli passati. Ma Harry Johnson, professore metodista dell’Università di Londra, ha trovato delle prove che dimostrano che attraverso tutti i secoli è esistita una minoranza di teologi e di riformatori che hanno creduto a questa verità, spesso a prezzo di feroci persecuzioni. La sua tesi di dottorato è stata pubblicata con questo titolo: The Umanity of the Saviour (Epwort Press, London, 1962).

Fra le persone citate da Johnson c’erano: Gregorio di Nyssa (330-395), Felice di Urgel (792), Antoinette Bourignon (1616-1680), Peter Poiret (1646-1719), Christian Fende, Johann Konrad Dippel (1673-1734), Gottfried Menken (1768-1831), Herman Friedrich Kohlburge (1803-1875), Edward Irving (1792-1834), Erskine di Linlathen (1788-1870), Johan Christian Konrad von Hofmann (1810-1917), e Karl Barth (-1968). C’è stato un altro teologo, non citato da Johnson, che ha predicato questa dottrina: J. Garnier, autore di un’opera in due volumi dal titolo: The True Christ and the False Christ (London, George Allen, 1900). Garnier ha dato valore alle implicazioni teologiche della teoria della natura senza peccato, ed ha dimostrato che essa rappresenta l’adempimento dell’avvertimento dell’apostolo che troviamo in 1 Giovanni 4.

Mezgebe A. Berhe, studente al Seminario Teologico dell’Università Andrews, ha citato altri teologi (tutti padri della chiesa), che erano stati omessi da Johnson: Cirillo di Alessandria, Origene, Gregory Nazianzan, Sant’Ilario, Victorinus Afer, Ambrogio, Gregorio, vescovo di Elvira, e Anselmo di Canterbury (The Sinful Human Nature of Christ, manoscritto non pubblicato).

Tutti questi studiosi, pur non avendo compreso la verità neotestamentarua (profezia inclusa), ne afferrarono alcuni elementi.

Ma cosa possiamo dire del tempo presente? Gli evangelici che osservano la domenica rigettano tutti, senza eccezione, la concezione secondo cui Cristo ha assunto la nostra carne decaduta, la nostra carne di peccato?

Assolutamente no. Vi sono invece degli eruditi evangelici assennati e coscienziosi che stanno vieppiù aderendo alle tesi di Jones e Waggoner, grazie ad uno studio più accurato della Bibbia. Harry Johnson dice:

L’umanità di Gesù viene presa seriamente in considerazione. Noi possiamo essere d’accordo dal profondo del nostro cuore con l’osservazione di D. M. Baillie: “Possiamo affermare in tutta sicurezza che praticamente tutte le scuole teologiche stanno oggi prendendo in considerazione l’umanità di nostro Signore più seriamente di quanto sia mai stato fatto in precedenza dai teologi cristiani.” (p. 201).

Contemporaneamente, certi teologi evangelici stanno riconoscendo che l’immortalità naturale non è una verità biblica.

Infatti, Baillie usa pressoché le stesse parole che Waggoner aveva usato nel 1895 per descrivere l’inadeguatezza della teoria della natura senza peccato, dicendo che nei tempi passati la chiesa…

… è stata continuamente perseguitata da un docetismo [insegnamento] che ha reso la natura umana [di Cristo] molto diversa dalla nostra, e che l’ha addirittura ridotta ad una semplice simulazione o “somiglianza,”invece che una realtà (Idem, corsivo aggiunto).

Waggoner ha detto, a proposito dell’opinione corrente su Romani 8:3:

Si pensa in generale che ciò significhi che Cristo abbia simulato la carne di peccato; che Egli non abbia preso realmente su Se stesso la carne di peccato, ma che abbia preso solo quel che appariva essere tale. Ma le Scritture non insegnano una cosa del genere (Waggoner on Romans, p. 128; corsivo aggiunto).

Quali sono i fattori che hanno condotto questi teologi moderni a giungere a tale concezione su questo soggetto?

La risposta non può che essere una: semplicemente attraverso lo studio della Bibbia. La Bibbia è altrettanto chiara sulla natura di Cristo così come lo è sul settimo giorno, il Sabato. Infatti è sufficiente lasciare che i testi della Scrittura che seguono siano lasciati liberi di dire quel che hanno da dire, senza alcun commento o contraddizione. Ecco i testi da considerare: Giovanni 5:30; 6:38; Romani 8:3, 4; 15:3; Matteo 26:39; Efesini 2:14, 15; Colossesi 1:21, 22; Ebrei 2:9-18; 4:15; Apocalisse 3:21, ecc.

Questi che seguono sono alcuni dei teologi moderni non avventisti che sono giunti virtualmente alla stessa concezione dei nostri messaggeri del 1888: Andrew Bandstra, Oliva A. Blanchette, Dietrich Bonhoeffer, Vincent P. Branick, C. E. B. Cranfield, Oscar Cullman, James G. D. Dunn, Francis T. Fallon, Victor Paul Furnish, David D. George, Florence Morgan Gillman, Roy A. Harrisville, Jean Hering, Morna D. Hooker, Ernst Kasemann, Richard J. Lucien, Reinhold Niebuhr, Anders Nygren, Alfred Plummer, H. Ridderbos, John A. T. Robinson, Martin H. Scharlemann, J. Schneider, J. Weiss, Charles A. Scott, Robin Scroggs, Robert H. Smith, David Somerville, James S. Stewart e Harold Weis (v. Berhe, op. cit.).

Ciò significa che tutta questa schiera di autorevoli teologi insegna chiaramente il messaggio del 1888?

No; dobbiamo riconoscere che non tutti questi teologi sostengono coerentemente la concezione dei messaggeri del 1888. Sovente essi si oppongono a questa concezione; tuttavia sono state raccolte certe loro dichiarazioni che mostrano chiaramente come una coscienza onesta li abbia talvolta motivati a riconoscere tale concezione. Vi sono altri concetti del 1888 che finora sono stati riconosciuti solo da pochi di essi, o, addirittura, da nessuno.

Le chiese evangeliche stanno accettando la concezione di questi teologi sulla natura di Cristo?

Dobbiamo riconoscere che le chiese evangeliche generalmente non insegnano quel che questi teologi stanno arrivando a riconoscere. Se la concezione del 1888 merita di essere un ludibrio, uno “zimbello,” allora ne consegue che tutti gli eruditi sopra citati meritano ugualmente di essere ridicolizzati. Ma è chiaro che la direzione verso cui parecchi stanno avanzando, conduce allo stesso concetto “che il Signore nella Sua grande misericordia ha mandato” a noi un secolo fa.

Non abbiamo motivo di condannare questa concezione per timore dei nostri fratelli che osservano la domenica. Se noi avessimo il coraggio di proclamare questo “messaggio della giustizia di Cristo,” molti evangelici lo riconoscerebbero e l’accetterebbero con gioia, e ciò potrebbe rendere più facile per loro di riconoscere la verità del Sabato. Forse perchè noi avventisti del settimo giorno siamo rimasti, in questa materia, terribilmente al di sotto dell’erudizione biblica moderna.

V’è indubbiamente una fame molto diffusa di conoscere “il messaggio del terzo angelo in verità.” Lo Spirito Santo non benedirà la sua proclamazione?

Voi proclamate la concezione del 1888 sulla natura di Cristo. Considerando che esiste una forte opposizione contro di essa, non rappresenta ciò una causa di divisione?

Le chiare affermazioni della Bibbia, i commenti di Ellen White e le parole concrete dei messaggeri stessi del 1888 non sono una causa di divisione. La contestazione e la divisione derivano da coloro che condannano ciò che costituisce così evidentemente il cuore effettivo del messaggio del 1888.

Altri hanno il diritto di sostenere i loro propri punti di vista e meritano la libertà di proclamarle come essi desiderano. Noi non cerchiamo di ridurli al silenzio; noi confidiamo che, in seguito ad una libera e aperta discussione, basata su un’informazione completa, la chiesa possa pervenire alla verità.

Se quel “preziosissimo messaggio” del 1888 è effettivamente un errore, e se Ellen White è stata ingenua e si è sbagliata a sostenerlo così come essa fece, coloro che vi si oppongono dovrebbero avanzare dei motivi chiari e coerenti. Ma essi non dovrebbero cercare di ridurre al silenzio il messaggio, ma discuterlo e confutarlo con delle chiare prove bibliche.

La natura di Cristo non è una questione di interesse minore che dovrebbe essere messa da parte nell’interesse dell’unità della chiesa?

Il Nuovo Testamento presenta la natura di Cristo come un soggetto di importanza capitale, come si può riconoscere leggendo Matteo 1:23; Luca 1:35; Giovanni 5:30; 6:38; Matteo 26:39; Romani 1:3; 8:3, 4; Efesini 2:15; Colossesi 1:21, 22; Ebrei 2:9-18; 4:15; 1 Giovanni 4:1-3, ecc. Ellen White dice che “l’umanità del Figlio di Dio è tutto per noi” (Youth’s Instructor, 13 ottobre 1898). E i messaggeri del 1888 hanno riconosciuto l’umanità di Cristo come chiave di volta del loro messaggio.

Non è irrispettoso verso Cristo affermare che Egli è stato tentato così come lo siamo noi? Gli uomini sono tentati di fare delle cose terribili!

La Bibbia dice che Egli è stato tentato “in ogni cosa” come noi (Ebrei 4:15). Noi sappiamo per esempio che Egli è stato tentato di consumare delle droghe, poiché nessuno è mai stato tentato di cercare sollievo al dolore più di quanto non fu tentato Lui sulla Sua croce, e tuttavia Egli rifiutò una droga (Matt. 27:34). La tentazione di per se stessa non è peccato. Il peccato prende origine quando si cede alla tentazione, e Cristo non vi ha mai ceduto.

Se ci sono certi peccati che gli uomini sono tentati di commettere, e per i quali Cristo non è stato tentato, sotto questo aspetto il peccatore può avere la sensazione di non avere un Salvatore: “Poiché Egli stesso ha sofferto quando è stato tentato, può venire in aiuto di coloro che sono tentati” (Ebrei 2:18). "Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perchè noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2 Cor. 5:21). Quella terribile realtà si adempì sulla croce. Sulla croce Egli provò in tutta la sua pienezza il male del peccato umano.

Scrivendo ad un giovane che era tentato così come sono tentati tutti i giovani, Ellen White disse: “Io presento davanti a te il grande Esempio. … Come Egli realmente affrontò e resistette alle tentazioni cui fu sottoposto da Satana analogamente a tutti i giovani dell’umanità. … Gesù nella Sua vita ha attraversato l’età in cui ti trovi tu adesso, nelle tue circostanze, coi tuoi pensieri in questo periodo della tua vita, coi dolori, … Egli conosce le tue tentazioni” (Our High Calling, p. 57). Non avrebbe senso dire che Cristo “ha affrontato e resistito alla tentazione” se Egli non è mai stato tentato.

Si sta compiendo qualche successo significativo in direzione dell’unità?

Siamo troppo vicini agli alberi per poter distinguere chiaramente la foresta. Più importante di qualsiasi giudizio umano è la promessa biblica che avvicinandoci alla fine del tempo il popolo di Dio perverrà all’unità. La verità unisce; l’errore divide. Con perseveranza, di giorno in giorno, la conoscenza della verità reca la certezza nei cuori ovunque nella chiesa.

Quel che è incoraggiante è che alla fine del gran conflitto fra Cristo e Satana, la verità emergerà trionfando pienamente. Ci sono quindi tutti i motivi per avere fiducia.

Qual è la relazione fra il concetto “in Cristo” del Nuovo Testamento e l’umanità del nostro Salvatore?

Siccome “tutti muoiono in Adamo” (1 Cor. 15:22), Cristo dovette assumere la natura di Adamo dopo la caduta per potersi qualificare come secondo Adamo, o “ultimo Adamo.” Se Egli avesse assunto la natura senza peccato di Adamo prima della caduta, Egli non avrebbe potuto essere il nostro vero Sostituto, e non sarebbe nemmeno potuto morire per redimerci.

Per poter salvare i figli decaduti e le figlie decadute di Adamo Egli doveva entrare nella loro umanità collettiva decaduta, assumendo su Se stesso la loro natura e la loro condizione di mortalità, vivendo in questa natura la vita senza peccato che la legge esige, sottomettendosi per essere “fatto … peccato per noi,” e morire della morte che la trasgressione della legge esige. Ci deve essere un motivo per il fatto che Gesù definiva continuamente Se stesso il Figlio dell’Uomo! Egli doveva partecipare della “carne e del sangue,” della natura “dei figli” di Adamo (2 Corinzi 5:21; Ebrei 2:9-14).

Come “tutti gli uomini” si trovano legalmente in un unico uomo, “in Adamo,” così tutti gli uomini sono in un unico Uomo, in Cristo. La Sua vita e la Sua morte sono corporativamente, collettivamente la nostra vita e la nostra morte, e ciò a beneficio di tutto il genere umano; il nostro peccato è stato “fatto diventare” il Suo, affinché noi potessimo “diventare” la giustizia di Dio in Lui. Questa unione diventa effettiva con un cambiamento del cuore e della vita, quando noi crediamo.

La giustificazione biblica per fede è quindi strettamente correlata con l’umanità di Cristo. Il mancato riconoscimento di ciò deforma il vangelo stesso.

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