Splendente Di Gloria

CAPITOLO 1°

Domande sul messaggio del 1888
Perché il vangelo è così importante?

Questo nostro mondo attanagliato dal peccato ha disperatamente bisogno di una comprensione corretta del vangelo. Dopo che il cristianesimo ha proclamato il vangelo per duemila anni, sembra che nel mondo l’agonia ed il male vadano vieppiù peggiorando. Milioni di uomini che vorrebbero credere in Dio si sentono obbligati a dubitare che Egli esista o che Egli si curi di noi. È possibile che il vangelo non sia ancora stato proclamato come dovrebbe essere, nella sua realtà e nella sua purezza?

Per quanto sorprendente possa apparire, al mondo non sussiste la proclamazione di un unico vangelo, ma addirittura due: (a) la pura verità che è stata predicata da Paolo e dagli apostoli, quel che Paolo chiama “la grazia di Cristo,” e (b) un vangelo contraffatto che Paolo definisce come “un altro vangelo,” il quale è una contraffazione del “vangelo di Cristo.” Secondo le forti parole di Paolo, qualsiasi “vangelo diverso” dal vero vangelo dato da Cristo finisce per essere “anatema,” una maledizione (Gal. 1:6-9).

La ragione per cui il nemico di Cristo si specializza nella contraffazione del vangelo è perché egli sa che il vero vangelo è la “potenza di Dio per la salvezza” (Rom. 1:16), esattamente come il buon cibo è un nutrimento adatto per la salute del corpo. Ma una piccola quantità di arsenico mescolata col cibo è letale. Nel giudizio finale noi tutti riconosceremo che l’agonia continua del mondo è stata la conseguenza diretta della perversione del vangelo che “Babilonia” ha imposto clandestinamente all’umanità (Ap. 18:24).

Gli avventisti del settimo giorno hanno un compito speciale per recuperare questo puro vangelo?

Parecchi di noi hanno supposto che le chiese evangeliche popolari proclamino al mondo il vangelo, mentre il nostro compito speciale sarebbe quello di proclamare la legge. Noi abbiamo creduto che se aggiungiamo al loro “vangelo” la nostra comprensione unica dei dieci comandamenti, ivi compreso il sabato, allora noi proclamiamo in questo modo il “messaggio del terzo angelo.” In altre parole, gli Avventisti del Settimo Giorno non sarebbero altro che una fra le tante chiese, senza alcun messaggio distinto, all’infuori di una lista speciale di cose che gli uomini devono imparare a fare se vogliono essere salvati.

La verità è che il Signore ci ha affidato il messaggio speciale della Buona Notizia che gli uomini devono imparare a credere. Il Signore non ha mai chiamato gli avventisti del settimo giorno di proclamare al mondo il legalismo. Il nostro mandato speciale è quello di recuperare e proclamare l’esatta Buona Notizia, che costituisce già di per sé “la salvezza di Dio” e che prepara un popolo per la seconda venuta di Cristo. In effetti, il messaggio dei tre angeli di Apocalisse 14:6-12 rappresenta in un senso tutto speciale “il vangelo eterno” per gli ultimi giorni. Esso deve essere la migliore Buona Notizia che il mondo abbia mai udito.

Come si accorda il messaggio del 1888 col nostro compito speciale?

“Il Signore nella Sua grande misericordia ha mandato questo messaggio come 'inizio' del messaggio del grande grido di Apocalisse 18:1-4" (Testimonies to Ministers, pp. 91-93; Review and Herald, 22 nov. 1892). Ellen White l’ha sempre riconosciuto nella sua vera identità (Cf. Lettera B2A, 1892; MS. 15, 1888, ecc.). Lei non lo ha mai presentato come la reiterazione di quel che i pionieri avevano già creduto, o di quello che insegnano le chiese protestanti evangeliche.

Essa ha inoltre identificato il messaggio del 1888 con la “pioggia dell’ultima stagione mandata dal cielo” (Special Testimonies, Serie A, No 6, p. 19). Essa aveva già dichiarato che la pioggia dell'ultima stagione sarebbe venuta sia in preparazione per il grande grido, sia simultaneamente col grido stesso (Early Writings, p. 271; MS 15, 1888). Essa non ha mai indentificato in alcun altro momento nessun altro messaggio del 1888, a meno che la pioggia dell'ultima stagione non fosse arrivata nello stesso momento.

La pioggia dell’ultima stagione e il grande grido rappresentano oggi per la chiesa quello che la nascita del Messia a Betlemme ha rappresentato allora per gli Ebrei. Noi stiamo continuando da decenni a pregare che il Signore ci conceda il dono della pioggia dell’ultima stagione, così come gli Ebrei continuano a pregare affinché arrivi il loro Messia. Gli Ebrei avrebbero dovuto riconoscere in Gesù l’adempimento del loro destino, ma essi non lo ricevettero (Giov. 1:11). In modo analogo la nostra chiesa deve riconoscere l’adempimento del suo destino nella pioggia dell’ultima stagione e nel grande grido che erano entrambi cominciati più di un secolo fa.

Cosa si intende per “grande grido” e per “pioggia dell’ultima stagione”?

I tre angeli di Apocalisse 14:6-12 proclamano un messaggio mondiale, ma l’originale greco descrive l’immagine del loro volo “in mezzo al cielo” come il volo di un elicottero che sorvola le cime degli alberi. Gli ultimi 170 anni di storia indicano all’osservatore sincero, privo di pregiudizi, che il loro messaggio ha finora ottenuto solamente una penetrazione limitata nel mondo.

Ma il quarto angelo di Apocalisse 18 discende con “gran podestà,” mentre “la terra è illuminata dalla sua gloria.” Questo angelo arriva come una grande nave spaziale, con una luce che pervade tutto il mondo. “Egli grida con voce potente.” Qui viene dichiarato che il messaggio della fine finalmente in tutto il mondo.

Siccome Dio è amore e deve essere giusto con tutti, prima che Cristo possa tornare, il messaggio della Sua Buona Notizia deve arrivare dappertutto. Un messaggero ispirato ci dice che il marchio della bestia “sarà mostrato ad ogni istituzione e ad ogni individuo” (Selected Messages, Vol. 3, p. 396). Per essere giusto, Dio deve assicurarsi che anche il messaggio di avvertimento sia altrettanto uniforme.

La “pioggia dell’ultima stagione” è l’effusione finale dello Spirito Santo. Essa conferirà ai membri del popolo di Dio il potere di essere i Suoi testimoni nell’ultimo conflitto di tutti i tempi. Per quanto gloriosa sia stata la “pioggia della prima stagione,” ci viene detto che l’effusione finale dello Spirito sarà ancor più sfolgorante.

Qual è il soggetto più importante del messaggio del 1888?

Esso è in primo luogo una “rivelazione della giustizia di Cristo, il redentore che perdona il peccato” (Review and Herald, 22 novembre 1892). Esso proclama “la giustificazione attraverso la fede nella Certezza, … [la Certezza della] giustizia di Cristo” (Testimonies to Ministers, pp. 91, 92).

Leggendo le centinaia di approvazioni del messaggio espresse da Ellen White dal 1888 al 1896 (vedere APPENDICE) si rimane impressionati dalla sua schiacciante convinzione che esso era “l’inizio” di una rivelazione finale del vangelo della giustificazione per fede. Esso costituiva una rivelazione più chiara e autorevole di qualsiasi altra rivelazione che il nostro popolo (o tutto il mondo) avesse mai ascoltato, quantomeno fin dai giorni di Paolo.

Una sua dichiarazione dice, perfino, che esso costituiva l’inizio di una luce che non era mai stata riconosciuta così chiaramente fin dai giorni precedenti i giorni di Paolo, cioè fin dalla Pentecoste (Fondamentals of Christian Education, p. 473; cf. Review and Herald, 3 giugno 1890). In altre parole, anche Paolo avrebbe qualcosa da imparare dal messaggio "del terzo angelo in verità".

Il messaggio presentava altri aspetti secondari, come la riforma sanitaria, la riforma educativa ed organizzativa, ecc.

Ma quello per cui il cuore di Ellen White gioì ripetutamente, fu la grazia sovrabbondante nella giustificazione per fede presentata dal messaggio. E’ facile riconoscere come le sue centinaia di approvazioni si riferissero essenzialmente a questo aspetto del messaggio.

Ho sentito dire spesso che il messaggio del 1888 altro non fu che “una nuova esaltazione” delle predicazioni di Martin Lutero, Giovanni Calvino, dei Wesley e degli evangelisti popolari del 19° secolo, come Dwight L. Moody e Charles Spurgeon. È vero?

Uno studio del contenuto reale del messaggio del 1888 rivela differenze ben nette dal messaggio dei riformatori protestanti del 16° secolo e dal messaggio degli evangelici del 19° secolo, od anche dei nostri giorni.

Ellen White ha riconosciuto queste differenze. Essa disse che il messaggio del 1888 della giustificazione per fede è “il messaggio del terzo angelo in verità” (Review and Herald, 1 aprile 1890). Questo comporta un problema per alcuni di noi, poiché l’opinione prevalente è che esiste un solo tipo di giustificazione per fede, quella insegnata dagli Evangelici.

Ma il problema si può risolvere facilmente formulando una semplice domanda: Lutero, Calvino, i Wesley e gli osservatori Evangelici della domenica del tempo di Ellen White hanno proclamato “il messaggio del terzo angelo”? Se la risposta è affermativa, allora la nostra denominazione è priva di fondamento, e non c’è alcuna ragione per cui la nostra chiesa debba esistere. Logicamente, il punto di vista popolare di una “nuova esaltazione” afferma questo, e di conseguenza ha creato quella confusione che ha spinto molti pastori e molti membri ad abbandonare la chiesa. Se gli Evangelici predicano il vero vangelo della giustificazione per fede, perché non unirci a loro? Per quel che ne sappiamo, Ellen White non ha mai preso la penna per caratterizzare il messaggio del 1888 come una “nuova esaltazione” del vangelo così come è stato predicato da altri. Lei invece disse che esso costituiva “il primo insegnamento chiaro che labbra umane abbiano mai proferito su questo soggetto,” e che lei non l’aveva mai udito predicare pubblicamente prima di allora (MS. 5, 1889).

Indubbiamente, certi aspetti minori del messaggio erano sempre stati proclamati da altri; ma essa riconosceva nel messaggio del 1888 una prospettiva nuova e distinta che non era mai stata vista chiaramente in precedenza. Similmente ad un’immagine che viene meglio focalizzata, “grandi verità che erano rimaste nascoste e invisibili fin dal giorno della Pentecoste cominciavano a brillare, emergendo dalla parola di Dio nella loro purezza primigenia” (Fundamentals of Christian Education, p. 473). E’ per questo che essa identificò il messaggio come “l’inizio” della pioggia dell’ultima stagione e del grande grido, una luce che prima di allora non aveva mai illuminato la terra con la sua gloria.

Se noi accettiamo il messaggio della giustificazione per fede delle chiese popolari di oggi che osservano la domenica, (“Cristianesimo Evangelico”), questo non sarà sufficiente come sostituto del messaggio del 1888?

Se il messaggio del 1888 “è il messaggio del terzo angelo in verità,” è ovvio che i concetti evangelici non possono sostituirlo, poiché le chiese popolari che osservano la domenica non proclamano il messaggio del sigillo di Dio e del marchio della bestia. In effetti, l’autentico messaggio della giustificazione per fede del 1888 “è reso manifesto nell’obbedienza a tutti i comandamenti di Dio” (Testimonies to Ministers, p. 92). Ciò deve includere l’osservanza del quarto comandamento! Ed invece le chiese evangeliche si sono generalmente opposte alle verità del Sabato e del santuario durante tutto il periodo di esistenza degli Avventisti del Settimo Giorno. Deve esserci da qualche parte qualcosa che non quadra.

Nel messaggio del 1888 vi sono le verità fondamentali dell’espiazione, della croce, del significato dell’amore e della fede autentici, che sono o assenti o seriamente deformate nella giustificazione per fede degli evangelici. Anche gli spiriti evangelici più acuti non si occupano del vero problema dell’espiazione. Perché sono trascorsi 2000 anni di storia dal giorno del grande avvenimento della croce, che essi sostengono che abbia costituito la vittoria finale? Essi non riescono a spiegare perché questo lungo ritardo continua, se non attraverso il predeterminismo calvinista.

L’antico Israele era continuamente tentato e sedotto dalle dottrine contraffatte dei loro vicini. Quelle idee pagane erano in superficie simili alle dottrine autentiche. Una di esse era il culto di Baal. Se il Signore aveva affidato il messaggio del terzo angelo agli Avventisti del Settimo Giorno, anche noi dobbiamo in principio resistere alla stessa tentazione di venire sviati da una contraffazione. Deve emergere in qualche modo una verità sulla croce di Cristo più chiara e comprensibile di quella presentata dalle chiese che osservano la domenica.

Noi abbiamo sentito predicare per decenni la giustificazione per fede nelle nostre chiese, nei camp-meetings e negli incontri dei responsabili della chiesa: in che cosa differisce il messaggio del 1888 da quel che abbiamo già ascoltato durante tutti questi anni?

Nel messaggio del 1888 ci sono parecchie verità, nuove e meravigliose, che oggi generalmente non sono comprese, come, per esempio:

(1) La rivelazione della stretta vicinanza del Salvatore all'umanità decaduta. Questo è quanto Ellen White ha definito come “il messaggio della giustizia di Cristo.” Giustizia significa qualcosa di diverso da “santità.” Prima della Sua nascita Egli era “il santo che nascerà” (Luca 1:35). Ma come Egli crebbe nell’età adulta ed arrivò infine alla Sua croce, Cristo sviluppò un carattere di “giustizia.” La santità denota il carattere di una persona santa in una natura senza peccato. Così noi leggiamo di “angeli santi” ma non leggiamo mai di “angeli giusti.”

La giustizia denota il carattere di una persona che ha assunto la natura umana di peccato, ma ha resistito al peccato e l’ha vinto. Quindi la frase “Cristo nostra giustizia” significa che Cristo “ha vinto” e “condannato il peccato” nella stessa natura decaduta di peccato che noi abbiamo. Cristo 2000 anni fa si è talmente avvicinato a noi, ed è rimasto da allora così vicino a noi, che Egli ha così “condannato il peccato nella carne” (cf. Ap. 3:21; Rom. 8:3). Siccome il Padre e il Figlio sono uno, e il Padre era in Cristo durante la Sua esperienza dell’incarnazione, anche il Padre viene definito “giusto.”

Cristo ha fatto si che il peccato diventasse una cosa superata, vinta. Non esiste più nessuna scusa per il peccato. Cristo è diventato veramente uno di noi, 100 % Dio, e tuttavia anche 100 % umano. Egli “ha assunto sulla Sua natura senza peccato la nostra natura di peccato” (Medical Ministry, p 181), cosicché Egli può salvare ognuno di noi dai propri peccati, non nei propri peccati. Egli conosce il modo in cui noi siamo tentati, poiché Egli “in ogni cosa è stato tentato come noi, escluso il peccato” (Ebrei 4:15).

Questa Buona Notizia ha un potere accattivante sui cuori umani. In essa risiede la verità che spiega la ragione dei 2000 anni di ritardo del ritorno di Cristo, quel che le chiese popolari non comprendono.

(2) Il sacerdozio di espiazione finale di Cristo, che conclude il ministero nel santuario. E’ qui che la verità della natura di Cristo risplende più luminosa e trascende ogni sterile argomento teologico. Il libro dell’Apocalisse ci presenta un popolo che costituisce infine la “primizia” del sacrificio di Cristo e che può comparire “senza macchia” davanti al Suo trono (Ap. 14:5-12). La chiave della sua vittoria risiede nel fatto che esso vince così com’Egli ha vinto (Ap. 3:21).

Qui la verità della natura di Cristo rivendica il suo valore e i suoi diritti. Il ministero del Sommo Sacerdote nel luogo santissimo ad iniziare dal 1844 è una grande verità che deve ancora illuminare la terra e mostrare ben chiaramente il risultato finale del gran conflitto (Evangelism, pp. 221, 222). La nostra identità di avventisti del settimo giorno risiede nel fondamento rappresentato dalla verità del santuario, ma è tuttavia ben noto che tale verità è troppo spesso trascurata nella nostra predicazione attuale. E i nostri fratelli evangelici non insegnano alcun concetto basato su questo ministero del Giorno dell’Espiazione.

(3) Il messaggio del 1888 mette in relazione la giustificazione per fede con quest’opera finale e speciale dell’espiazione. E’ per questo che Ellen White riconobbe che esso costituiva in un modo distinto ed esclusivo “il messaggio del terzo angelo in verità.” Essa gioì nel riconoscere questa correlazione che da tempo attendeva di essere rivelata.

Nei primi mesi del 1890 essa scrisse sulla Review una serie di articoli che dimostravano come questo messaggio costituisse l’essenza della verità della purificazione del santuario (dal 21 gennaio al 3 giugno).

(4) Il messaggio non è un’ intimazione severa (“preparatevi, se no sono guai per voi”), ma è la gloriosa Buona Novella che insegna come prepararsi. Esso trasforma gli imperativi avventisti in opportunità di evangelizzazione. Esso rivela il Salvatore come Divino Medico dell’anima, un Guaritore pronto a sanare tutte le ferite che il peccato ha provocato alla psiche umana. Egli è il grande ed efficace Medico insostituibile, di cui vanamente gli esperti umani si sono sforzati di concepire dei succedanei per soddisfare il bisogno disperato dei dipendenti di ogni sorta, dagli alcolizzati ai cleptomani, di sfuggire dalla loro dipendenza. Egli è anche l’unica speranza per i santi contaminati dalla tiepidezza terrena laodiceana.

Questa era intenzione del cielo: i dipendenti di ogni specie “saranno salvati” e “vi sarà salvezza … fra gli scampati che l’Eterno chiamerà;” la salvezza non si trova invece nei programmi concepiti dal mondo (cf. Gioele 2:32). Gli Avventisti del Settimo Giorno sono stati appellati a schierarsi “in prima linea” per lodare un Salvatore reale che è stato tentato in tutti i punti così come è tentato ogni abitante di questa terra, schiavo del peccato, della droga o di tante altre dipendenze, ma senza peccare. Motivo per cui Egli può salvare completamente.

(5) La certezza della salvezza accompagna la verità della giustificazione per fede del 1888. Il Calvinismo sostiene che Cristo era morto solamente per gli eletti. L’Arminianesimo, invece, pur sostenendo che Cristo morì per “tutti gli uomini,” dice anche che Egli attuò solamente "una disposizione" attraverso la quale tutti gli uomini avrebbero la possibilità di essere giustificati, se essi prendessero l'iniziativa facendo qualcosa di giusto. Se il peccatore non fa uso di questa offerta, allora la morte di Cristo sulla croce non ha fatto e non farà per lui alcun bene. Questa è l’idea che il nostro popolo ha generalmente creduto.

I messaggeri del 1888 riconobbero che la croce aveva compiuto molto di più che prendere una semplice disposizione dipendente dall’iniziativa del peccatore. Cristo ha fatto qualcosa per ogni essere umano! “Tutti gli uomini” sono debitori al sacrificio di Cristo anche per questa vita presente. La salvezza umana dipende dall’iniziativa di Dio, mentre la dannazione dipende dall’iniziativa dell’uomo. Quando il peccatore ode la Buona Novella e crede, egli risponde all’iniziativa di Dio, e così egli fa l’esperienza della giustificazione per fede.

E’ qui dove l’idea della giustificazione per fede del 1888 smaschera un sottile legalismo. Nella pura e originale giustificazione per fede del Nuovo Testamento “il vanto … è escluso” (Rom. 3:27); invece secondo l’opinione popolare corrente il fattore chiave, determinante è l’iniziativa del peccatore, che può dire: “Io ho approfittato dell’offerta, io ho accettato la disposizione, io ho preso la decisione che mi porta in cielo. Il sacrificio di Cristo non ha fatto per me alcun che di buono, fin tanto che io non abbia fatto qualcosa al riguardo.” Quindi viene mantenuta un’attitudine di spirito egocentrica, e permane un legalismo subliminale, subcosciente.

Tragicamente in questa idea manca qualcosa. Cristo ha effettivamente gustato la seconda morte “per ogni uomo,” ed ha fatto l’espiazione per i “peccati di tutto il mondo” (Ebrei 2:9; 1 Giov. 2:2). Quando Cristo morì, i peccati di “tutti gli uomini” furono imputati legalmente a Lui, per cui nessuno ha più dovuto portare effettivamente il fardello della sua colpevolezza (Rom. 5:16-18; 2 Cor. 5:19).

Quindi “tutti gli uomini” vivono perché Egli è morto per loro, sia che essi credano o no (vv. 14, 15). Ogni pagnotta di pane porta “scolpita” la croce sempre, e non solamente a Pasqua, quando la gente usa mangiare delle focacce che recano scolpita l’immagine della croce. Ciò significa che sia i santi che i peccatori sono tutti ugualmente nutriti “quotidianamente” dal sacrificio di Cristo (The Desire of Ages (La Speranza dell’Uomo), p. 660). Egli ha dato esistenza alla vita e all’immortalità tramite il vangelo (2 Tim. 1:10). Per chi ha Egli dato esistenza alla vita? Per “tutti gli uomini.” Per chi ha Egli dato esistenza all’immortalità? Per coloro che credono.

Quindi, siccome “tutti gli uomini vivono perché le loro trasgressioni furono imputate a Colui che morì al loro posto, è corretto dire che è stata compiuta una giustificazione legale per tutti gli uomini. (Alcuni preferiscono il termine “giustificazione corporativa, o collettiva,” o “giustificazione universale transitoria, temporanea.” Ma si tratta sempre della stessa verità.) Siccome “tutti gli uomini” sono per nascita soggetti alla “condanna” legale” “in Adamo,” allora Cristo è diventato l’“ultimo Adamo,” nel quale tutto il genere umano è legalmente assolto (1 Cor. 15:22; Rom. 5:16-18). Questa è l’idea “in Cristo” del Nuovo Testamento.

Ciò non significa che tutti gli uomini sono salvati contro la loro volontà. Il dono che Cristo fa ad “ogni uomo” può essere disprezzato e rifiutato. Egli non forza nessuno. Ma i messaggeri del 1888 hanno sostenuto che quando il peccatore prende conoscenza di questa Buona Novella e crede in essa, la sua esperienza della giustificazione per fede lo rende immediatamente “obbediente a tutti i comandamenti di Dio,” compreso il comandamento del Sabato. Questo è l’unico risultato possibile in un peccatore che si aggrappa alla giustizia di Cristo attraverso una fede intelligente e informata. Non c’è da meravigliarsi che Ellen White abbia gioito non appena udì il messaggio.

Pertanto il messaggio del 1888 riconosce quel che c’è di vero sia nel Calvinismo che nell’Arminianesimo, ma va ben aldilà di entrambi. Come il Calvinismo giustamente riconosce, la salvezza del peccatore è interamente dovuta all’iniziativa di Dio. Come l’Arminianesimo giustamente riconosce, tutti gli uomini hanno un’uguale possibilità di salvezza. Ma come nessuna delle due esegesi riconosce, Cristo ha portato i peccati di “tutti gli uomini,” ed è morto della seconda morte per “ogni uomo.” Quindi l’unica ragione per cui un peccatore può essere perduto è perché egli ha preso l’iniziativa di disprezzare e rifiutare la giustificazione che gli è già stata data e consegnata nelle sue mani (v. Giov. 3:16-19; 12:48).

Quindi il messaggio del 1888 considera il peccato sotto una prospettiva molto più seria di quanto lo consideri la maggior parte degli avventisti. Non si può rimanere in un’inazione passiva. Il peccato è talmente terribile che esso resiste costantemente e rigetta la grazia salvifica di Dio. Il peccatore non si rende conto di quel che fa, egli deve essere avvertito. Solo sotto questa luce il pentimento può essere riconosciuto ed apprezzato nelle sue vere dimensioni.

(6) Lo Spirito Santo è molto più potente di quanto non avessimo pensato. Quando una persona capisce e crede quanto la Buona Novella sia veramente buona, allora essa riconosce che è facile essere salvati e difficile essere perduti.

La salvezza non dipende dalla nostra iniziativa di cercare e trovare Dio (l’elemento di base di tutte le religioni pagane del mondo), ma dipende dal fatto di credere che Egli ci ha cercati e ci ha trovati. Lo Spirito Santo è più forte della carne (Gal. 5:16, 17), e la grazia abbonda molto più di quanto abbondi il peccato (Rom. 5:20).

(7) In altre parole, il messaggio del 1888 esalta l’amore di Dio come Salvatore molto al disopra di una sorta di semplice disposizione. Il messaggio del 1888 non presenta Gesù come se stesse facendo casualmente al peccatore un’offerta di tipo prendere o lasciare: “Se non approfitti dell’affare, peggio per te.” Cristo viene riconosciuto come un Buon Pastore che ricerca attivamente la Sua pecora perduta “finchè non l’abbia ritrovata” (Luca 15:4). Occorre far conoscere questa Buona Novella ad ogni peccatore.

L’amore di Dio è illustrato in misura incommensurabile dai concetti biblici insiti nel messaggio del 1888. Ed ecco l’unico risultato possibile: la sostituzione delle opere morte con un servizio motivato dalla fede, che sgorga dal profondo del cuore, una devozione che non conosce limiti. La tiepidezza diventa inconcepibile per chi comprende e crede nel puro vangelo.

(8) Il potere che la verità delle due alleanze ha di cambiare i cuori. Questo concetto esclusivo, unico del messaggio del 1888 non è ben compreso né nella chiesa odierna, né nell’“Evangelismo” moderno. Ad Ellen White “fu mostrato” che il Signore aveva fornito ai messaggeri del 1888 l’interpretazione corretta. (Lettere 30, 59, 1890).

Ed anche questo non è un rompicapo teologico: è religiosità pratica. Paolo dice che un’idea sbagliata a proposito delle alleanze “genera per la schiavitù” (Gal. 4:24). Non sapendo quel che stiamo facendo, noi per decenni abbiamo continuato ad insegnare ai fanciulli ed ai giovani i concetti della vecchia alleanza, col risultato che molti di loro hanno perduto la loro spiritualità. Se paragoniamo l’interpretazione delle due alleanze del 1888 col concetto che viene generalmente insegnato oggi, non deve destare meraviglia il fatto che il 70 % dei nostri giovani non capisce il vangelo, come risulta dall’indagine eseguita [in USA] dall’organizzazione Valuegenesis, e che se ne perdano così tanti, anche nelle nostre chiese.

Non solo, l’esegesi che è in disaccordo col messaggio del 1888 apre la porta ad una motivazione egoista, che costituisce l’essenza stessa del legalismo, poiché tale esegesi costituisce un’interpretazione carente della giustificazione. Noi non veniamo salvati facendo delle promesse a Dio, ma credendo alle promesse che Dio ha fatto a noi. (La riscoperta della concezione del 1888 relativamente alle due alleanze è stata la scintilla che ha generato l’attuale risveglio di interesse su questo messaggio).

(9) Una motivazione giusta per servire Cristo: questo è un altro termine che definisce la dinamica dell’autentica giustificazione per fede. La giustificazione legale fu compiuta alla croce “per tutti gli uomini;” questo è un fatto oggettivo. L’“esperienza” della giustificazione per fede è la motivazione che spinge il credente ad una devozione totale a Cristo; questo è un fatto soggettivo. Ogni motivazione egoista comporta legalismo. Essere “sotto la grazia” significa comprendere la motivazione superiore imposta da un apprezzamento della grazia di Cristo che sgorga dal profondo del cuore. Ciò ci libera dalle motivazioni inferiori, costituite dalla paura dell’inferno o dalla speranza di una ricompensa (cf. Rom. 6:14, 15; La Speranza dell’Uomo, p. 480, ed. orig.).

Mentre il messaggio del 1888 costituisce una Buona Notizia per coloro che scelgono di apprezzare la croce di Cristo, esso può invece costituire una pessima notizia per gli avventisti che sono inconsapevoli della loro effettiva condizione spirituale. Essere “sotto la legge” è il contrario di essere “sotto la grazia.” E’ per questo che il legalismo è l’essenza autentica di ogni motivazione imposta dalla paura di essere perduti o dal desiderio di una ricompensa. Ma c’è un rimedio. “L’amor perfetto (agape) caccia via la paura” (1 Giov. 4:18).

La nostra preoccupazione superficiale per una “certezza di salvezza” appare infantile al paragone; ma il concetto di grazia del 1888 rende possibile la liberazione da questa radice profonda dell’egoismo. Esso rende il credente capace di essere partecipe di una comunione totale con Cristo, di “incorporarsi” con Lui, di far morire l’ego essendo “crocifisso con Lui.” Paolo si rivolge spesso ai “fedeli [incorporati] in Cristo Gesù.” Egli dice che “siamo divenuti una cosa con Lui per una morte somigliante alla Sua” (Efesini 1:1; Rom. 6:5).

Tutto quel che è al disotto di questo standard è una “giustificazione per fede” immatura, incompleta, buona solo per una damigella d’onore ad un festino di nozze. Una vera sposa ha un interesse superiore - l’onore e la giustificazione del suo Sposo, poiché essa è infine diventata “incorporata”, integrata in Lui.

(10) Quindi, l’idea di “perfezione” del 1888 non è un tentativo di ottenere la certezza della salvezza motivato dalla paura, ma è un vivo interesse centrato su Cristo in attesa di ricevere la Sua ricompensa. La vittoria non è più degradata ad un mero soggetto di discussioni teologiche che distorcono le parole di Ellen White trasformandole in contraddizioni che sviano lo spirito.

Certo, senza la rivelazione del sacrificio di Cristo, una vera motivazione ispirata dalla grazia è impossibile per qualsiasi uomo peccatore. Ma “gloriarsi nella croce” è un’esperienza possibile per ogni peccatore che contempla e crede. Esiste un popolo che può prepararsi ad essere pronto per la venuta di Cristo!

Dobbiamo pretendere l’“ispirazione verbale” per Jones e Waggoner? O “fissarci” ossessivamente sulle loro parole?

No, e non si può nemmeno pretendere l’“ispirazione verbale” delle parole effettive della Bibbia o degli scritti dello Spirito di Profezia. Il valore di un messaggio consiste nella luce che in esso si trova, nella fattispecie dei concetti che illuminano le verità del vangelo eterno che erano state completamente perse di vista. Nessuno pretende per Jones e Waggoner più di quello che Ellen White stessa ha preteso per loro. Ellen White disse che essi erano “i messaggeri delegati dal Signore”, i quali avevano le “credenziali del cielo” (vedere nell’ APPENDICE).

Il messaggio di Jones e Waggoner così come si trova nei loro libri e nei loro articoli che noi possediamo, contiene le sue proprie credenziali. Esso affascina gli uomini di oggi perché i suoi concetti di base sono diversi e corroboranti, in modo tale da essere ricevuti come “nuova luce.” Ed essi erano solo l’“inizio” della luce del “grande grido” che dovrà alla fine penetrare ovunque.

Sebbene noi avremmo bisogno di nuove porzioni del “pane della vita” per oggi, dobbiamo tuttavia considerare che quando Gesù diede da mangiare ai 5000, disse ai Suoi discepoli: “raccogliete i pezzi avanzati, che nulla se ne perda” (Giov. 6:12). Se il Signore ha “mandato” il messaggio del 1888, noi dobbiamo raccogliere i “pezzi” che la Sua provvidenza ha lasciato per noi. E’ certamente venuto il tempo in cui il popolo di Dio di tutto il mondo rifletta seriamente. Non è irriverente per noi chiedere al Signore più luce, quando noi critichiamo e rigettiamo quella che Egli ci ha già mandato?

Il messaggio del 1888 ha parlato ad una cultura diversa dalla nostra cultura odierna. Come può questo messaggio vecchio di più di un secolo aiutarci a soddisfare le esigenze di uomini dallo spirito laico, profano, materialista, che non credono più né in Dio né nella Bibbia?

L’uomo moderno si è rinchiuso spiritualmente in un bunker sotterraneo dalle pareti profane spesse quattro metri. Ma lo Spirito Santo dispone di un missile capace di penetrare questi muri: il messaggio agape della croce di Cristo.

Ciò non significa che gli altri aspetti del messaggio avventista non siano più validi. E’ ancora vero che la riforma sanitaria è il “braccio destro” del messaggio, che serve a combattere il pregiudizio. La fraternità nella chiesa aiuta a soddisfare i bisogni sociali degli uomini. L’educazione patrocinata dalla chiesa fornisce (almeno entro certi limiti) un rifugio per i bambini ed i giovani. Le nostre 28 dottrine fondamentali conferiscono coesione alla nostra filosofia religiosa. Ma illuminare la terra con la gloria del vangelo non vuol dire persuadere gli uomini materialisti di oggi ad unirsi al nostro club o circolo religioso. Lo stesso orientazione egoista può esistere sia all’interno del nostro “club” che al di fuori di esso.

Quel che è necessario è una Buona Notizia che illuminerà un mondo oscurato da una concezione erronea di Dio e riconcilierà con Dio i cuori mondani che gli sono ora ostili.

Questo messaggio è un apprezzamento dell’amore di Dio che trascende i concetti della Babilonia moderna. “Il messaggio del terzo angelo in verità” che ci è pervenuto nel 1888, costituisce l’inizio di questo messaggio. Esso è essenzialmente la rivelazione di un amore che va al di là del nostro apprezzamento abituale. Qualsiasi cosa che sia inferiore a questo amore nella sua larghezza, lunghezza, profondità e altezza non può essere sufficiente. Il “grande grido” non sarà un appello che incute terrore, ma sarà una “rivelazione per gli ultimi giorni del carattere d’amore [di Dio]” (Christ’s Object Lessons, p. 415).

Per esempio, se rendiamo chiaro per un evoluzionista ateo il concetto dell’amore agape, noi possiamo chiedergli da dove pensa egli provenga un concetto così radicale. Egli si sentirà obbligato a rispondere che la sua origine non può essere che in una croce su una collina solitaria in un luogo chiamato Calvario.

“L’amore incomparabile di Cristo, attraverso la mediazione dello Spirito Santo, convincerà il cuore indurito della sua condizione di peccato e porterà alla sua conversione” (Christ Our Righteousness, p. 61). In una sua dichiarazione sconosciuta fino a poco tempo fa, Ellen White aggiunge: “Durante molti anni ho saputo che c’era un anello mancante che ci ha impedito di raggiungere i cuori; questo anello è costituito dalla presentazione dell’amore e della misericordia di Dio” (Remarks to Presidents, 3 marzo 1891; Archivi della Conferenza Generale).

Nessun altro popolo può esaltare la croce come lo possono fare gli Avventisti del Settimo Giorno, se noi umiliamo i nostri cuori per ricevere la luce che il Signore ci ha mandato. Questo perché nessun altro popolo possiede una comprensione, sia della natura dell’uomo che della natura di Cristo, come quella che il Signore ha voluto confidare a noi.

Gli uomini materialisti e carnali che vivono in questo ultimo secolo dell’era cristiana, hanno bisogno dello stesso messaggio che il Signore ha mandato ai pagani durante il primo secolo: Cristo e Lui crocifisso. Gli apostoli parlarono col linguaggio dei loro tempi, noi parleremo col linguaggio di oggi. Ma la stessa proclamazione della croce lancia ancora una sfida al pensiero dell’uomo moderno e penetra attraverso le difese entro cui egli ha trincerato il suo cuore materialista.

L’“Avventismo Storico” fa nascere la paura del giudizio investigativo. Il messaggio del 1888 fornisce una soluzione a questo problema?

E’ vero che questa paura ha adombrato la chiesa per decenni. Roger L. Dudley trova fra i giovani studenti accademici quest’idea ricorrente (Why Teenagers Reject Religion, Review and Herald, 1978, pp. 9-21). Marvin Moore riconosce in The Refiner’s Fire (Pacific Press, 1990) che il problema è generale e ricerca sinceramente una soluzione.

L’apostolo Giovanni dichiara che ovunque noi troviamo paura, la sua presenza tradisce l’assenza di agape, poiché “l’amor perfetto [agape] caccia via la paura” (1 Giov. 4:18). Sarebbe impossibile per questa paura di impadronirsi della nostra gioventù degli anni 2000, se noi avessimo accettato “il preziosissimo messaggio” nel 1888 e negli anni successivi. Quell’amore speciale, agape, è il concetto di base del messaggio.

La soluzione per il problema della paura risiede nel rivelare il vero Cristo che è venuto in “carne simile a carne di peccato, a motivo del peccato, ed ha condannato il peccato nella carne.” La verità liberatrice viene vista così: “Poiché dunque i figliuoli partecipano del sangue e della carne, anch’Egli vi ha similmente partecipato, affinché mediante la morte, distruggesse colui che aveva l’impero della morte, cioè il diavolo, e liberasse tutti quelli che per il timore della morte erano per tutta la vita soggetti a schiavitù” (Ebrei 2:14, 15).

Ma in che modo questo messaggio ci libera dalla paura?

Tutti i suoi aspetti convergevano sulla realtà di quel che è accaduto alla croce. Questa “rivelazione” è stata simile ai raggi del sole che attraversano una lente: essa ha acceso un fuoco che brucia la paura, eliminandola dal cuore umano.

Una contribuzione speciale dell’Avventismo al messaggio della croce è costituita dal concetto che Cristo morì l’equivalente della seconda morte, la morte nella quale Egli abbandonò ogni speranza di resurrezione (cf. Desire of Ages, p.753). Quando il cuore umano pieno di paura percepisce in questa “rivelazione” di agape il vero Cristo, esso si identifica con Lui in modo tale che l’ego “viene crocifisso con Cristo,” e il credente diventa “incorporato” in Lui, come dice Paolo. L’unione è allora altrettanto intima come quella della sposa col suo marito, e noi “abbiamo in noi lo stesso sentimento che è stato in Cristo Gesù” (Filippesi 2:5). Il credente diventa uno col Signore crocifisso.

Considerando la realtà della Sua discesa agli inferi allo scopo di salvare le nostre anime, e il modo in cui Egli affrontò questo totale annichilimento, scegliendo di discendere nell’eterna oscurità, di sopportare l’assenza eterna dell’intimità con il Padre per poterci redimere: questa unione con Lui dilata il nostro piccolo cuore in modo che noi possiamo cominciare a comprendere il prezzo che dovette pagare per salvarci. Noi non potremo mai riprodurre il Suo sacrificio, ma possiamo apprezzarlo. Noi “contempliamo la croce meravigliosa, sulla quale il Principe di gloria morì.” Ciò allontana ed elimina definitivamente la paura dal nostro cuore.

La ragione è questa: siccome nessuna paura può essere altrettanto grande come la paura dell’inferno, se questa paura viene vinta dall’apprezzamento del Suo sacrificio tramite la comunione con Lui sulla Sua croce, tutte le paure minori devono dissiparsi.

Per esempio, il ladrone che si era pentito sulla croce, come poteva continuare ad essere tormentato dalla paura? La stessa liberazione deve aver luogo in qualsiasi altra persona che sia stata “crocifissa con Cristo”. Nell’intero universo non c’è nessuna paura capace di sopravvivere ad un’unione con Cristo in quell’ora della croce, sentita dal profondo del cuore. Ma, di nuovo, occorre dire che le vere dimensioni di quel sacrificio sono comprese solo alla luce del “messaggio del terzo angelo in verità.”

Tale fu l’impatto del messaggio del 1888. Esso recuperò la grande passione di Paolo: “L’amore [agape] di Cristo ci costringe; perché siamo giunti a questa conclusione: che uno solo morì per tutti, quindi tutti morirono” (2 Cor. 5:14). Come può uno che sa di essere “morto” avere ancora paura di qualche cosa? Come può uno che è già stato agl’inferi (essendo stato crocifisso con Cristo) avere ancora paura di qualcosa che è minore dell’inferno?

Ma la paura che gli avventisti hanno del giudizio investigativo non è simile alla paura dell’inferno?

Si, senza il concetto del 1888 l’Avventismo è dominato da questa paura. La crocifissione dell’“ego” con Cristo non significa uno sforzo umano per torturare noi stessi con un’agonizzante auto-crocifissione; essa si produce sempre “con Cristo.” Il messaggio della croce “costringe … d’ora in poi” ad una vita di servizio per Cristo esente da paura: “Egli morì per tutti, affinché quelli che vivono non vivano più per loro stessi, ma per Colui che è morto e risuscitato per loro.” (v. 15).

Quando Paolo dice che “io sono crocifisso con Cristo,” egli non vuol dire, “guardate me, guardate che cristiano forte sono! Io sto piantando dei chiodi attraverso le mie mani e i miei piedi, io sto crocifiggendo me stesso!” Egli sta dicendo, piuttosto:

Quando contemplo la croce meravigliosa

Sulla quale il Principe di gloria morì,

Io considero i miei maggiori guadagni come perdita,

E considero con disprezzo tutto il mio orgoglio.

Egli sta dicendo: “Il mio ego superbo è già ‘crocifisso con Lui.’ L’ego non può più continuare a vivere ed a regnare, perché l’agape di Cristo ha annichilito l’amore per se stessi. E siccome adesso l’ego è crocifisso con Lui, la paura se n’è andata, poiché la paura si alimenta sempre con l’amore di se stessi.”

Il messaggio del 1888 ha messo a fuoco la dottrina del giudizio investigativo nella sua vera prospettiva, introducendo un interesse centrato su Cristo piuttosto che sulla nostra salvezza personale. Per questo motivo Ellen White collegò il messaggio del 1888 della giustificazione per fede con la verità del giudizio investigativo, in quella serie speciale di articoli pubblicati sulla Review and Herald durante i primi mesi del 1890.

Ma ecco qui una citazione di Ellen White che mi ha sempre inquietato presente ne Il Gran Conflitto, p. 425 (ed. orig.). Perché Ellen White proferì una cosa così terribile?

Forse voi avete frainteso la sua dichiarazione. Vediamo che cosa scrisse effettivamente:

Dice il profeta: “Chi potrà sostenere il giorno della Sua venuta? Chi potrà rimanere in piè quand’Egli apparirà? Poich’Egli è come un fuoco d’affinatore, come la potassa dei lavatori di panni. Egli si sederà, affinando e purificando l’argento; e purificherà i figliuoli di Levi, e li depurerà come si fa dell’oro e dell’argento; ed essi offriranno all’Eterno offerte con giustizia.” (Malachia 3:2, 3). Coloro che vivranno sulla terra quando sarà cessata l’intercessione di Cristo nel santuario celeste dovranno sussistere senza mediatore al cospetto di un Dio santo. Le loro vesti devono essere senza macchia, i loro caratteri devono essere purificati dal peccato tramite il sangue dell’aspersione. Essi devono riportare la vittoria nella battaglia col diavolo attraverso la grazia di Dio ed il loro sforzo diligente. Mentre in cielo è in corso il giudizio investigativo, mentre vengono rimossi dal santuario i peccati dei credenti pentiti, nel popolo di Dio sulla terra deve essere compiuta un’opera speciale di purificazione, di rigetto del peccato. Quest’opera è presentata più chiaramente nel messaggio di Apocalisse 14.

E’ vero, questo passaggio ha causato molta paura fra gli avventisti del settimo giorno, poiché essi non hanno riconosciuto la Buona Notizia che vi si trova. Nel tentativo di diminuire questa paura, alcuni autori ed alcuni insegnanti hanno cercato di andare oltre il significato ovvio di questo paragrafo, abbassando lo standard, il livello necessario per essere “senza macchia” e per essere “purificati.” Essi contraddicono questo paragrafo dicendo che il carattere di una persona non ha bisogno di essere né senza macchia né immacolato. Non è necessario nient’altro che un’imputazione legale di giustizia esteriore.

Sono stati fatti molti sforzi per eludere il problema dicendo che il Cristo senza macchia deve continuare a sostituirsi a noi, continuando quindi a coprire i peccati che noi seguitiamo a compiere. Ciò deve continuare, essi dicono, anche dopo che “la [Sua] intercessione … cesserà nel santuario celeste.” Tale negazione mette in discussione i reali contenuti di questo paragrafo del Gran Conflitto, poiché esso afferma esattamente il contrario.

Il messaggio del 1888 ha costituito l’“inizio” della risposta al problema:

(a) Il sacrificio di Cristo sulla Sua croce ha garantito una giustificazione legale per “tutti gli uomini.” Fu allora che Egli divenne il nostro Sostituto. Poiché le loro “trasgressioni” furono tutte imputate a Lui, venne di conseguenza attribuita legalmente a “tutti gli uomini una veste “senza macchia”. Essi hanno ricevuto la loro vita presente solamente in virtù del fatto che Egli morì al loro posto. Così “tutti gli uomini” sono stati “prescelti” per essere salvati.

Ogni timore di essere perduti viene annullato dall’apprezzamento dal profondo del cuore di quel che Egli ha compiuto sulla Sua croce. Nelle ultime ore della storia umana, finalmente un popolo “comprenderà” ciò che questo significa. Nella Sua qualità di Sommo Sacerdote, Cristo terminerà di compiere non solo nel Suo popolo, ma in tutti gli uomini, tutto quello che si prefisse di fare a prezzo della Sua morte, se noi smetteremo di impedirglielo.

(b) Tale dichiarazione afferma chiaramente che è Cristo Colui che “purificherà i figli di Levi, e li monderà.” È il Suo “sangue dell’aspersione” che li purifica. La purificazione del santuario non è opera degli uomini: è opera del Sommo Sacerdote; essa è dovuta alla Sua iniziativa divina. In effetti anche il Suo popolo ha qualcosa da fare, ma il suo compito è di cooperare con Lui, di consentirGli di compiere la Sua opera (cf. Filippesi 2:5; 3:15; Colossesi 3:15, ecc).

(c) La purificazione del santuario è l’“espiazione finale,” il coronamento di tutto quel che Cristo ha compiuto sulla Sua croce. Egli è il “Salvatore del mondo.” Noi non siamo i salvatori di nessuno, e tanto meno i salvatori di noi stessi.

Ma riflettete un po’! Il testo dice che è “attraverso il loro sforzo diligente che essi devono riportare la vittoria.” Quel che mi fa paura è la mia mancanza di “sforzo diligente”.

Rileggete ancora una volta il testo. Esso dice: “attraverso la grazia di Dio ed il loro sforzo diligente …” Che cosa viene in primo luogo?

Ancora una volta è chiaro il concetto che il Sommo Sacerdote compierà la Sua opera se noi non l’ostacoliamo. Il nostro proprio “sforzo diligente” è uguale alla “costrizione” dell’agape che motivò Paolo a vivere per Cristo, e non per se stesso. “L’amore di Cristo” comunica una nuova motivazione “sotto la grazia,” che prende il posto della motivazione “sotto la legge,” che è imposta dalla paura. Il nostro “proprio sforzo diligente” non è mai l’opera della nostra propria iniziativa: esso è sempre una risposta all’iniziativa dello Spirito Santo, il Consolatore che è chiamato a dimorare per sempre con noi.

Il concetto delle nostre vesti “senza macchia” non deve paralizzarci dalla paura più di quanto una sposa si preoccupa che il suo abito di nozze sia “senza macchia” agli occhi del suo sposo. Quello che motiva la sposa è unicamente il suo amore e il suo rispetto nei suoi confronti, e non la paura che egli la rifiuterà. Il motivo per il quale il Signore ha mandato il messaggio del 1888 è affinché esso possa suscitare nel Suo popolo un interesse per Cristo analogo a quello di una sposa per il suo sposo. E’ un concetto del tutto diverso da quello della consueta preoccupazione puerile per la nostra propria sicurezza personale. In questa “unione con Cristo” il fatto di concentrarsi su se stessi si riduce fino a sparire totalmente.

Ma come fa tale “unione”a purificarci dal peccato?

La liberazione dall’ansia per se stessi, che ci viene fornita dall’unione con Cristo, purifica sempre dal peccato. Il risultato che il messaggio del 1888 avrebbe ottenuto (se non ne fosse stato impedito!) è presentato in Apocalisse 19:7, 8:

Rallegriamoci e giubiliamo e diamo a lui gloria, poiché son giunte le nozze dell’Agnello e la sua sposa s’è preparata; e le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino fino son le opere giuste dei santi.

Questo è l’“abito” che è “senza macchia.” E il “sangue” ha compiuto la purificazione, perché lo Sposo è l’Agnello che è stato immolato.


Ma alcuno dei redenti non seppe mai

Quanto profonde fossero le acque traversate,

Ne’ quanto oscura fosse la notte vissuta dal Signore

Prima di trovare la Sua pecora che si era smarrita.

Ah, ma finalmente c’è un popolo che ha imparato ad apprezzare quanto profonde fossero quelle acque attraversate, quanto oscura fosse la notte vissuta dall’Agnello! “Il sangue d’aspersione” è l’elemento essenziale del “giudizio investigativo” così spesso temuto. Quanto è tragico che lo sposo abbia dovuto essere ritenuto per più di un secolo, mantenendo il nostro Signore “nel Suo ministero,” per usare l’espressione di Ellen White (Review and Herald, 21 gennaio 1890). E quanto è doppiamente tragico che noi abbiamo considerato con terrore il ministero più benedetto che sia mai stato compiuto per noi!

Immaginatevi che il fidanzato fedele di una donna cerchi di sedurre il suo cuore affinché essa venga a lui. Ma la donna gli resiste e rimanda le nozze, mentre continua a preoccuparsi delle macchie sul suo abito di nozze, poiché essa non riesce né a capire né ad apprezzare quanto lo sposo promesso la ami.

Volete allora dire che il peccato non ha importanza? Che noi non dobbiamo compiere una grande opera per poter riportare la vittoria?

Naturalmente il peccato ha molta importanza, e noi abbiamo molto lavoro da fare. Il messaggio del 1888 significa semplicemente che la vera gloria di Dio è rivelata nella luce accecante della croce. E il peccato non può sussistere in quella luce. “La fede agisce per amore e purifica l’anima.”

Non siamo noi che purifichiamo la nostra anima; è la fede che compie quest’opera. Il Signore ha cercato a più riprese di far comprendere al Suo popolo la verità del 1888, cioè che la giustificazione si acquisisce per fede e non attraverso le opere. Noi non laviamo le nostre vesti operando, ma credendo in quel sangue dell’Agnello.

E ciò non significa grazia a buon mercato; al contrario, si tratta di una grazia terribilmente cara. Solamente nelle ultime ore della storia il popolo di Dio comprenderà infine quanto essa sia cara. E il peccato sarà vinto per sempre, poiché l’amore per se stessi sarà stato vinto e il gran conflitto sarà infine cocluso.

Si, noi abbiamo molto lavoro da fare: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che Egli ha mandato” (Giov. 6:29). La nostra “opera” interminabile consiste nell’imparare che cosa significa credere!

Nessuna anima credente può continuare a trasgredire la legge di Dio, se lui, o lei, ha un cuore che, per freddo e duro che sia, è stato intenerito dalla visione di quel “sangue.”

Ma come si fa ad imparare a “gioire” della legge di Dio, i dieci comandamenti?

Non è la paura della punizione o la speranza di una ricompensa che ci insegna a dire “No!” ai desideri empi ed a tutte le dipendenze e perversioni irresistibili che il diavolo ci propone, ma è la contemplazione di quella croce meravigliosa. La grazia di Dio ha realmente recato la salvezza a tutti gli uomini, ed essa ci insegna come dire la parola “No” (v. Tito 2:11).

Come una crisalide dall’aspetto sgraziato dà origine per metamorfosi ad una splendida farfalla, così pure i dieci comandamenti cessano di essere dieci proibizioni per diventare dieci promesse gloriose. Il Signore dice in effetti che è sufficiente che noi apprezziamo quel che costò a Cristo redimerci, come ci ha portati fuori dal paese d’Egitto, dalla casa di schiavitù, ed allora Egli ci promette che noi non ruberemo mai più, non commetteremo mai più adulterio, ecc. (v. Ellen G. White, Bible Commentary, Vol. 1, p. 1105). Ciò perché lo Spirito Santo diventa per il credente una motivazione più forte della provocazione derivante dalla sua natura di peccato (cf. Galati 5:16-18).

Abbiamo noi bisogno, in quanto chiesa, delle benedizioni del messaggio del 1888? “Il Signore nella Sua grande misericordia” ce le ha mandate. Non è arroganza sostenere che noi non abbiamo bisogno di quel che il Signore ci ha mandato? Che parere può avere di noi il Cielo se noi trascuriamo la benedizione che ci è stata mandata.

Come risolve l’insegnamento del 1888 sulla giustificazione per fede il problema di tanti avventisti che non hanno la “certezza della salvezza”?

La verità della giustificazione per fede nel messaggio del 1888 è l’ingrediente che manca sia nell’“Avventismo storico” che nella “nuova teologia.” Entrambi seguono in genere l’interpretazione arminiana, che rende in effetti la salvezza del peccatore dipendente dalla sua propria iniziativa.

Ciò solleva la questione se il credente possa mai avere una vera certezza della salvezza. Potrà egli mai essere totalmente sicuro che la sua cooperazione o la sua risposta sia stata sufficiente?

Per contrasto, questa certezza è contenuta nei concetti del messaggio del 1888, il quale riconosce che il sacrificio di Cristo ha effettivamente acquisito la giustificazione “per tutti gli uomini.” Tutto quello che il genere umano è “in Adamo” è stato completamente sostituito da tutto quello che il genere umano è “in Cristo.” “Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il Suo unigenito Figliuolo” (Giov. 3:16). Egli ha gustato la morte (la seconda morte) per “tutti” (Ebrei 2:9). Certo, Egli è la propiziazione per i peccati dei credenti, ma è anche la propiziazione per “quelli di tutto il mondo” (1 Giov. 2:2). Nessuno è escluso!

Egli è “il Salvatore di tutti gli uomini, principalmente dei credenti” (1 Tim. 4:10). Egli ha portato e continua ancora a portare la vera colpevolezza di “tutti,” poiché “è morto per tutti” (2 Cor. 5:14, 15). Altrimenti, “tutti” sarebbero già “morti.” Si tratta di una giustificazione legale effettuata per “tutti gli uomini,” e non semplicemente offerta a certe condizioni.

Quindi questo dono è dato loro, “gratuitamente per la sua grazia” (Rom. 3:23, 24). Nessuna cosa può costituire un dono fin tanto che esso non sia dato. La vita fisica di “tutti gli uomini”, il loro prossimo respiro, tutto quel che hanno: essi fruiscono di tutto questo per la grazia di Cristo. E tuttavia essi possono non essersi mai resi conto di quale sia la vera Sorgente della “grazia di vita” che essi hanno ricevuto. Cristo è così generoso e magnanimo da consentire al Suo sole di sorgere sia sui buoni che sui malvagi, e da mandare la pioggia sia sui giusti che sugli empi. Nello stesso modo Egli ha circondato il mondo con un’atmosfera di grazia altrettanto reale come l’aria che noi respiriamo (Steps to Christ [La Via Migliore], p. 68).

Credete a questa Buona Notizia, e la vostra alienazione da Dio sarà eliminata. Paolo dice chiaramente che se noi contempliamo la croce, non possiamo avere dubbi nella certezza della salvezza: “Colui che non ha risparmiato il Suo proprio Figliuolo, ma L’ha dato per tutti noi, come non ci donerà Egli anche tutte le cose con Lui?” (Rom. 8:32).

Sono stato avvertito di diffidare di questa Buona Notizia, poiché in essa si nasconde il pericolo di Universalismo.

Non è Universalismo - lungi da questo! Alcuni saranno perduti non perché Dio li abbia predestinati ad essere perduti, ma perché essi hanno scelto di resistere a questa grazia, di rigettarla e disprezzarla, ed hanno rifiutato di “respirarla.” La “grazia irresistibile” insegnata dal Calvinismo non è biblica. “Il peccatore può resistere a questo amore, può rifiutare di essere condotto a Cristo; ma se egli non resiste, egli sarà guidato gradualmente verso il pentimento” (Steps to Christ [La Via Migliore], p. 26). Se invece resiste, egli finisce per riprendere su se stesso tutta la condanna dalla quale Cristo l’ha già salvato (Giov. 3:16-18). Pertanto, alla fine la sua perdizione sarà dovuta unicamente alla sua propria iniziativa (v. The Great Controversy [Il Gran Conflitto], p. 543).

Come rispondereste all’obiezione di coloro che dicono che questa interpretazione diminuisce il valore della vera obbedienza e dell’adesione rigorosa a princìpi elevati?

Questa è proprio l’obiezione che è stata sollevata da parecchi dei nostri cari fratelli che si sono opposti durante la Sessione del 1888. Essi rigettarono questo “preziosissimo messaggio” soprattutto perché temevano che se il nostro popolo avesse pienamente apprezzato quanto “la grazia avesse sovrabbondato,” essi sarebbero diventati permissivi nell’osservanza della legge.

Ma Paolo avrebbe potuto sedare la loro paura: “Annulliamo noi dunque la legge mediante la fede? Così non sia; anzi, stabiliamo la legge” (Rom. 3:31). Non esiste alcun altro modo di obbedire veramente se non attraverso una tale fede autentica. La dottrina superficiale del cristianesimo popolare, o “grazia a buon mercato, secondo cui è sufficiente credere,” non è fede autentica. Essa non capisce la straordinaria dinamite spirituale che è implicita nella vera giustificazione per fede.

La ragione è perché il cristianesimo popolare generalmente crede nell’immortalità naturale dell’anima. Se tale dottrina fosse vera, Cristo non avrebbe potuto veramente morire sulla croce. Così molti non possono apprezzare le grandi dimensioni dell’agape che furono rivelate sulla croce. Allo stesso modo di una fila di pedine del domino che cadono una dopo l’altra, certe conseguenze sono inevitabili. Quindi il loro concetto di fede è imperfetto, e di conseguenza la loro fede devitalizzata non può “operare” per produrre un’obbedienza totale a tutti i comandamenti di Dio. Il risultato è vanità, orgoglio, sufficienza e disprezzo permanente della legge di Dio.

Questo è il motivo per cui così tante persone hanno rifiutato l’obbedienza al quarto comandamento; esso comporta il portare una croce, ed essi non sanno come accettare la loro propria croce, perché non comprendono o non apprezzano veramente la croce di Cristo.

Nell’esame finale circa il “marchio della bestia”, ogni motivazione per obbedire che sia basata sulla paura di essere perduti o sulla speranza di una ricompensa personale si dimostrerà essere basata sull’egoismo. Si tratta di “legno, fieno, paglia,” “e il fuoco darà la prova di quel che sia l’opera di ciascuno” (1 Cor. 3:12, 23). Oppure, per cambiare la metafora, si dimostrerà essere pula spazzata dalla tempesta degli ultimi giorni. Il vero” messaggio del terzo angelo in verità” prepara un popolo per quell’esame di fuoco e di tempesta.

Ma in tutte le religioni vi sono parecchie persone sincere e oneste, che attendono solo di udire “il messaggio del terzo angelo in verità,” al quale esse risponderanno con gioia.

Qualcuno mi ha detto che il messaggio del 1888 insegna che il genere umano peccatore è stato reso giusto contro e senza la sua volontà, e che pagani e adoratori di Satana, assassini e ladri, tutti sono giusti. E’ vero?

Questa è una distorsione del messaggio: esso è ben lungi dal dire una cosa del genere. Anche Paolo si trovò a lottare con coloro che deformavano il suo messaggio. L’opinione dei messaggeri del 1888 che ebbe il consenso di Ellen White è la seguente:


Come la condanna è caduta su tutti (Rom. 5:18), così pure la giustificazione viene su tutti. Cristo ha gustato la morte per ogni uomo. Egli ha dato Se stesso per tutti. Per meglio dire, Egli ha dato Se stesso per ogni uomo. Il dono gratuito è venuto su tutti. Il fatto che si tratta di un dono gratuito è la dimostrazione che non ci sono eccezioni. Se esso fosse venuto unicamente su coloro che possiedono certe caratteristiche speciali, allora non sarebbe un dono gratuito. È quindi un fatto chiaramente stabilito nella Bibbia che il dono della giustizia [giustificazione] e vita in Cristo data ad ogni uomo sulla terra (E. J. Waggoner, Signs of the Times, 12 marzo 1896; Waggoner on Romans, p. 101).


Ciò è in armonia con Giovanni 3:16, 17; Romani 3:23, 24; 5:12-18; 1 Timoteo 2:6; 4:10; 2 Timotei 1:10; Ebrei 2:9; 1 Giovanni 2:2.

Ma questo non è giustificazione per fede. E’ meramente una giustificazione legale “temporanea” o “collettiva.” Ma ciò non fa sentire nessuno giusto, se non nel momento in cui crede. Si tratta del fondamento su cui si basa la giustificazione per fede.

E’ evidente che la Bibbia insegna questa meravigliosa verità. Ma Ellen White è d’accordo?

Ellen White non è mai in disaccordo con la Bibbia. Ma noi talvolta leggiamo la Bibbia con un velo di incredulità sui nostri occhi, nello stesso modo in cui gli antichi Ebrei che leggevano l’Antico Testamento non riuscivano a discernere nel suo interno la giustificazione per fede.

Sappiamo che Ellen White dichiara ripetutamente questa verità. Consideriamo ad esempio Our High Calling, p. 52: “L’opera di mediazione di Cristo è cominciata quando hanno avuto inizio la colpa, la sofferenza e le miseria umane, non appena l’uomo è diventato trasgressore.” La parola “uomo” significa “tutti gli uomini,” e l’opera di Cristo per noi ebbe inizio prima che noi ci pentissimo. Considerate anche The Desire of Ages [La Speranza dell’Uomo], p. 660:

Anche questa vita terrena noi l’abbiamo grazie alla morte di Cristo. Il pane che noi mangiamo [a chi si riferisce il “noi”? A “tutti gli uomini”] è acquisito grazie al Suo corpo dilaniato. L’acqua che beviamo è comperata dal Suo sangue versato. Nessuno, santo o peccatore che sia, mangia mai il suo cibo quotidiano senza essere nutrito dal corpo e dal sangue di Cristo. Ogni pezzo di pane reca impresso il marchio della croce del Calvario.

Poco prima di scrivere queste parole famose, Ellen White aveva commentato con ancora maggiore vigore, in un manoscritto non pubblicato, la realtà di una giustificazione legale universale:

Ogni benedizione deve venire attraverso un Mediatore. Dunque ogni membro della famiglia umana è consegnato totalmente nelle mani di Cristo, e tutto quello che noi possediamo in questa vita presente - sia che si tratti del dono del danaro, delle case, dei terreni, delle capacità di ragionare, della forza fisica, o dei talenti intellettuali - e le benedizioni della vita futura, ci vengono consegnati in possesso come tesori di Dio che noi dobbiamo spendere fedelmente a beneficio dell’uomo. Ogni dono porta impressa l’impronta della croce e l’immagine e il nome di Gesù Cristo. Tutte le cose vengono da Dio. Dai più piccoli benefici fino alle più grandi benedizioni, tutto passa attraverso un unico Canale - una mediazione sovrumana bagnata dal sangue di valore inestimabile, poiché tale sangue era la vita di Dio nel suo Figliuolo (MS. 36, 1890; The Ellen G. White 1888 Materials, p. 814).


Consideriamo anche Selected Messages, Libro 1°, p. 343: “Egli sottomise a Se stesso il mondo su cui Satana avanzava la pretesa di presiedere come suo territorio che gli spettava di diritto, e attraverso la Sua opera mirabile, consistente nell’offrire la propria vita, Egli ristabilì l’intero genere umano nel favore di Dio.”

E ancora: “Gesù, il Redentore del mondo, si interpone fra Satana ed ogni anima. … I peccati di ogni uomo che abbia vissuto sulla terra furono deposti su Cristo, testimoniando così del fatto che nessuno deve essere necessariamente perdente nel conflitto con Satana” (Review and Herald, 23 maggio 1899). “Tutti i giudizi sugli uomini, prima della chiusura del tempo di grazia, sono stati stemperati dalla misericordia. Il sangue di Cristo che intercede per il peccatore ha impedito che egli ricevesse la misura completa della sua colpa” (The Great Controversy [Il gran Conflitto], p. 629). Ellen White dice che gli avversari di Paolo che si recarono da Gerusalemme ad Antiochia, rifiutarono di credere che Cristo fosse morto “per il mondo intero,” giustificando così legalmente “tutti gli uomini” (v. Sketches From the Life of Paul, p. 121).

“Tutti gli uomini” morirebbero in un attimo se essi dovessero sopportare la colpa effettiva dei loro peccati. Quindi Adamo ed Eva sarebbero morti nel Giardino dell’Eden, se per loro non fosse stato immolato un Agnello “fin dalla fondazione del mondo” (Ap. 13:8). Questo è quel che Paolo vuol significare quando dice che “la giustificazione che dà vita s’è estesa a tutti gli uomini” (Rom. 5:18). Ed Ellen White credeva questo.

Può qualcuno essere giustificato senza obbedienza?

Nessun peccatore può essere giustificato per fede senza pentimento e senza obbedienza; e nemmeno può egli vivere l’esperienza della giustificazione per fede senza una cooperazione continua con lo Spirito Santo, consistente nell’obbedienza.

Se il miscredente sceglie di rifiutare ed allontanare quel che Cristo ha già compiuto per lui, egli riprende su di sé l’intero fardello della colpa e deve morire della seconda morte. Ma ciò non è assolutamente necessario, se non a causa della sua pervicace incredulità.

L’essenza della giustificazione per fede del 1888 è questa. Essa esalta la legge di Dio come nessun’altra cosa potrebbe fare. Scrivendo sotto l’influenza della benedizione del messaggio del 1888, la serva del Signore chiarì il problema delle “condizioni”:

Verrà sollevata la questione: come può essere vero questo? E’ tramite determinate condizioni che noi riceviamo la salvezza? Noi non veniamo mai a Cristo mediante condizioni. E se noi veniamo a Cristo, qual è la condizione? La condizione è che attraverso una fede vivente noi ci appropriamo totalmente ed interamente dei meriti del sangue di un Salvatore crocifisso e risorto. Quando facciamo questo, allora noi praticheremo le opere di giustizia. Ma quando Dio chiama il peccatore che è in questo nostro mondo, e lo invita, qui non vi sono condizioni; egli è attratto dall’invito di Cristo, non gli viene imposto: “Tu adesso devi darti da fare per potere venire a Dio.” Il peccatore viene, e quando egli viene e prende visione di Cristo elevato su quella croce del Calvario, che Dio imprime nel suo spirito, allora un amore che va aldilà di ogni immaginazione prende possesso di lui. … Cristo attira a Se ogni persona che non abbia ancora oltrepassato il limite (MS. 9, 1890).

Esiste conflitto fra l’apostolo Giacomo e l’apostolo Paolo riguardo la giustificazione per fede? L’Epistola di Giacomo indebolisce il vangelo di Paolo?

Giacomo (Cap. 2:17-25) non cerca di contraddire Paolo. Il suo concetto è questo, che ci sono due tipi di fede - fede vivente e fede morta. Vi sono anche due tipi di persone - persone viventi e persone morte. Le persone morte non operano, e la fede morta non opera.

Il tipo di fede posseduta dai demoni che “tremano” è una fede morta che non apprezza l’agape di Cristo, e tale fede non produce opere di giustizia. Paolo parla di una fede vivente che apprezza la croce e ci spinge ad un’obbedienza volonterosa e gioiosa (Rom. 13:10; Gal. 5:5, 6; 2 Cor. 5:14; 6:1).

Gli Ebrei dissero a Gesù: “Che dobbiam fare per compiere le opere di Dio?” È proprio quel che noi vogliamo sapere. Notate la risposta: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in Colui che Egli ha mandato” (Giov. 6:28, 29). Possano queste parole essere scritte in lettere d’oro ed essere mantenute continuamente dinanzi agli occhi di ogni cristiano che combatte. Il paradosso apparente è risolto. Le opere sono necessarie; e tuttavia la fede è pienamente sufficiente, poiché è la fede che fa le opere. …

Il problema è che molti in genere hanno un concetto erroneo della fede. … Fede e disobbedienza sono incompatibili. Poco importa quanto il trasgressore della legge professi la sua fede: il fatto che egli è un trasgressore della legge dimostra che non ha fede. … Che nessuno sottovaluti la fede come se essa fosse una cosa di poco conto.

Ma non dice l’apostolo Giacomo che la fede da sola non può salvare l’uomo, e che la fede senza opere è morta? [E’il fratello Waggoner che pone questo quesito.]

Consideriamo un momento le sue parole. Troppi hanno sovvertito con intenzioni oneste queste parole riducendole ad un legalismo morto. … Se la fede senza le opere è morta, l’assenza di opere dimostra l’assenza di fede; poiché quel che è morto non ha esistenza. Se un uomo ha fede, le opere seguiranno necessariamente. …

Allora che dire a proposito di Giacomo 2:14, che scrive: “Che giova, fratelli miei, se uno dice d’aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo?” [E’ sempre Waggoner che pone questo quesito.]

La risposta necessariamente implicita è che, naturalmente, non può salvarlo. Perché non può salvarlo? - Perché egli la fede non ce l’ha. Che giova all’uomo se dice di avere la fede, quando egli attraverso la sua condotta malvagia dimostra di non avere alcuna fede? Dobbiamo noi svalutare la potenza della fede semplicemente perché essa non fa niente in favore dell’uomo che proferisce una falsa professione di fede? … La fede non ha il potere di salvare un uomo che non la possiede (E. J. Waggoner, Bible Echo, 1 agosto 1890).

Benché sia vero che Giacomo non contraddice Paolo, molti hanno cercato di farlo contraddire. Giacomo considera le cose da un altro punto di vista. Egli non menziona nemmeno una volta la croce o il sangue di Cristo. Lo Spirito Santo ha in qualche maniera trovato conveniente fare in modo che noi possediamo nel nostro Nuovo Testamento 14 lettere di Paolo, e solo una di Giacomo.

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CAPITOLO 2° | SOMMARIO